Radio Radicale: trasparenza è vedere attraverso le cose. In politica, un’attività è trasparente se tutte le informazioni su di essa sono accessibili e liberamente disponibili. E cosa c’è di più trasparente della attività che consente a tutti i cittadini di controllare ciò che viene detto e deciso nelle istituzioni pubbliche?
Questa funzione è svolta da Radio Radicale che trasmette le sedute del Parlamento, dell’aula e delle commissioni.
Della trasparenza il M5S ne aveva fatto un mantra. A parole, perché quando si è trattato di rinnovare la convenzione con Radio Radicale il M5S si è opposto.
Paura della trasparenza, tanto decantata a parole e, altrettanto, negata dai fatti.
Ieri, è passato un emendamento al decreto Crescita, che stanzia 3 milioni per il 2019, su 850 miliardi di spesa pubblica, che riguardano la digitalizzazione degli archivi di Radio Radicale, che sono un patrimonio per tutta la collettività, come lo sono le biblioteche.
Hanno votato a favore i parlamentari di tutti i gruppi, a eccezione del M5S, che dimostra, ancora una volta di avere problemi con la trasparenza e la memoria politica del nostro Paese, cioè con la nostra storia.
Il livello più basso dell’arguire lo ha offerto il capo politico del M5S, Luigi Di Maio, il quale ha sostenuto che i giornalisti ospitati da Radio Radicale sono pagati 100 mila euro, quando gli stipendi dei dipendenti sono al minimo sindacale, inoltre, non c’è nessun finanziamento, ma un contratto per un servizio, o meglio, una convenzione (tanto spendi, tanto ti verso).
Il Di Maio accusa la Lega di aver violato il contratto di governo. Ah, sì? Allora, come la mette con le acciaierie Ilva che dovevano essere trasformate in parco e, invece, sono in attività, come la mette con il gasdotto Tap che doveva essere chiuso in 2 settimane e, invece, è operativo, come la mette con i condoni che mai potevano essere accettati e che, invece sono stati votati e come la metterà con il Tav?
Si sostiene la necessità di una gara pubblica per le trasmissioni dal Parlamento. Già, solo che Radio Radicale la chiede dal 1998, cioè da 21 anni!
Conoscere per deliberare è l’imperativo di Radio Radicale. Evidentemente, il M5S non vuole che i cittadini conoscano. Brutta fine di un Movimento che aveva fatto della trasparenza la stessa Polare delle attività politiche e istituzionali.
Tutto in streaming, dicevano. Dicevano, appunto. Per costoro basta l’urlo trogloditico del “vaffa”.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc