Messina – La punta dell’iceberg della povertà in questa città sono le tantissime persone che nel 2023 sono state addirittura costrette a chiedere aiuto per il cibo da mangiare. Eppure, la classe dirigente, il sindaco Federico Basile, e comunicatori politicamente corretti, dicono che è figo andare al MESSINA STREET FOOD FEST: io non vado!
Non ci andrò per non sedermi tra tanta gente perbene, ben vestita, professionisti stimati che al primo articolo politicamente non corretto insultano il “giornalista” come se l’avesse fatto apposta per minare il quieto vivere di Messina: guai svegliare la coscienza civile.
L’ultrà è dappertutto, non solo in curva, è un modo di essere, anche seduto al bar o in piedi tra le casette del MESSINA STREET FOOD FEST!
Che bello se una società, una grande società qualsiasi, denunciasse certi rapporti malati, certe connivenze e certi ricatti. Invece no: andiamo in piazza non per i nostri diritti bensì per mangiare a sbafo, perché un panino con la porchetta o un bicchiere di birra non si nega a nessuno, specie se scrive delizie su di loro: qui stiamo tutti bene, qui siamo una famiglia felice. Poi arriva lo scandalo, la scivolata sulla buccia di banana, del professionista della Messina da bere, e la festa finisce: la questione morale torna sulle cronache nazionali, oggi come ieri.
Purtroppo hanno ragione coloro che sostengono che il messinese si è come cristallizzato nella fase orale, cioè infantile. E infatti è vero che il popolo dello Stretto tende a mettere tutto in relazione con la bocca (non a caso ci chiamano buddaci): 𝐌𝐞𝐬𝐬𝐢𝐧𝐚 𝐒𝐭𝐫𝐞𝐞𝐭 𝐅𝐨𝐨𝐝 𝐅𝐞𝐬𝐭 è l’apoteosi della bocca (larga). La gente si saluta chiedendosi reciprocamente “Hai mangiato?”. “Quanto hai sgranato?”…
Così quando l’opinionista di turno, il sindaco o l’economista dei noialtri dice che nei palazzi istituzionali si rispettano i diritti (umani) perché prima di tutto si è riusciti a dar da mangiare a venti o trenta mila e passa di persone al 𝐌𝐞𝐬𝐬𝐢𝐧𝐚 𝐒𝐭𝐫𝐞𝐞𝐭 𝐅𝐨𝐨𝐝 𝐅𝐞𝐬𝐭 bisognerebbe chiedergli, magari banchettando insieme: ma secondo lei, quelli che hanno lasciato questa città per “mangiare un tozzo di pane” chi erano?