Messina – Ma sì, parliamone ancora di questo “uragano elettorale” che sta catturando (?) l’attenzione dei media…
Raccogliamo pure le polemiche. Vediamo un po’ cosa farne. Cateno De Luca, il fortunato artefice della fortunatissima precedente campagna per le Amministrative, ha polemizzato su tutto, con tutti. Avete visto che successo? ha detto. Avete visto quanti cittadini mi hanno seguito? Altro che dare ascolto ai critici. Meno male che io faccio sempre il contrario di quel che dicono loro. Meno male che ascolto la mia pancia piuttosto che agli intellettuali. Figuriamoci, quelli.
Cateno De Luca ha perfettamente ragione. E’ così che si fa la politica nell’era dei social. Inoltre va riconosciuto all’uomo della pernacchia canora (non è stato ancora fatto, mi pare) il contributo che egli ha dato alla Sicilia. Ha fatto anche lui la sua parte nella campagna mediatica in corso per la difesa della nostra amata Isola, insidiata dal tallone leghista. La scommessa di mettere al suo fianco le truppe cammellate di centro, destra e sinistra è stata trionfalmente vinta. Le cinquanta liste (una in più, una in meno) sono arrivate – anzi ne sono arrivate centocinquantasei, mi pare – e hanno garrito al vento dello Stretto. W la Sicilia, W la bella Messina. Sarà felice Federico Basile che ogni giorno è costretto a salire sul palco per immortalarsi con i novelli soldatini del condottiero Cateno!
Però non dica e non faccia dire, signor onorevole, dottor De Luca, che lei fa la politica della gente normale (contro quella degli intellettuali, notoriamente anormali). No, gran parte dei concorrenti che lei ha portato sul palcoscenico non sono normali, statisticamente parlando. Non si incontrano normalmente per strada. Hanno un passato politico, una vita vissuta che troviamo interessante, perché bizzarra. Ma per lo stesso motivo, siamo preoccupati. Lei è un professionista nel condurre la lotta corpo a corpo e i suoi comizi, le sue diretta social si corre a vederle, come si correva a vedere i fenomeni, al Circo Equestre. Ma loro, no. Sono banali, senza corrente elettrica, per così dire. Non hanno una storia di lotte proletarie, né conoscenza della storia cittadina, al contrario di lei che ha vissuto Prima, Seconda e Terza Repubblica.
Per carità, non è una vergogna!
Intanto però io i cittadini li porto, a guardare la mia idea di politica, lei dice. Ed è questo che conta. Crepi l’invidia. Quindi la mia visione dell’elettore medio è ottima. Tacciano i critici.
Crediamo che ci sia una certa confusione nel suo ragionamento, De Luca. Ci permetta di aiutarla a chiarire? Tanto, se lei non lo permette noi lo facciamo lo stesso, rivolgendoci direttamente alle sue truppe d’assalto per la conquista della Sicilia. Che capiranno. Eccolo il discorsetto. Noialtri critici siamo, è vero – chi più chi meno – degli intellettuali. E’ una disgrazia non peggiore di tante altre.
Ci piacciono i libri, ci piacciono i concetti, ricordiamo la storia. Abbiamo una coscienza critica, frequentiamo la piazza. E lì, cosa accade? Accade una cosa che la deve interessare, come aspirante Governatore di una Regione. Nelle cosiddette presentazioni elettorali si parla tanto, ma soprattutto si va per mangiare: ascoltare e domandare, giammai! Guai a dire: non sono d’accordo! Mi spieghi perché non ha realizzato quanto promesso in precedenza… Come mai ha imbarcato questo o quella nella sua squadra?
No, agli incontri elettorali che ama lei, c’è chi si distrae, chi chiude gli occhi, chi si mette a parlare del prossimo concorso universitario con il vicino. Chi esce con la scusa del caffè. All’una o alle venti si interrompe, si va a mangiare! Qualche volta lo sponsor della riunione (anche gli aspiranti sindaco o consigliere possono avere uno sponsor, qualche volta) ha fatto preparare un buffet nella sala accanto. Lei dovrebbe vedere. Le sue anime candite dovrebbero vedere cosa accade. Si divertirebbero un mondo. Come bambini affamati quei critici impegnati scattano verso la lunga tavola imbandita per assicurarsi i posti e i cibi migliori. Quindi siamo pronti a riconoscerle che la tavola imbandita attrae più della tavola rotonda. Infatti poi nell’urna raccoglie mentre la città patisce la fame. Perché in quelle bellissime riunioni è il cuore della città che è assente. La gente ha altro da pensare che perdere il proprio prezioso tempo dietro false promesse e lotte di potere per il potere.
Finita l’elezione politica dell’abbuffata non rimane niente. Avete o hanno mangiato (poco importa) troppo e troppo in fretta. Della critica politica – anche se difficile, proprio perché difficile – qualcosa rimane dentro. Non s’incazzi Cateno: volevamo dire che neppure le sue bellissime battaglie sociali sono esenti da questo problema. La sua, la vostra, la loro è una malattia che livella l’amore per la gente.
Che rende Messina, la Sicilia una terra arida di speranze.