Messina – Sulla TARI, De Luca si arrampica sugli specchi con le solite millanterie e agita fantasmi di responsabilità erariale. Il Consiglio non ha approvato la delibera perché l’aumento delle tariffe non è adeguatamente motivato. Le reali ragioni del rincaro sembrano essere le esternalizzazioni (in barba al contratto di servizio) e le assunzioni (l’opposto degli impegni assunti nel programma elettorale). È impensabile che un’azienda assuma personale e, al tempo stesso, appalti un servizio “core”, quale quello dello spazzamento.
De Luca parla di un obbligo di legge alla copertura del non riscosso (non è affatto una novità, essendo previsto da quando c’è la TARI), che peserebbe per il 90% dell’aumento delle tariffe. Non dice qual era il fondo dello scorso anno (circa 4 milioni?) …a quanto ammonta il non riscosso? E come la mettiamo con la vanteria degli oltre 8.000 “contribuenti fantasma”? Con una TARI media di 400€/anno (probabilmente prudente), avrebbe recuperato circa 3,5 milioni. Poi ci sono i presunti “6 milioni in più per la differenziata”. Poi i 2 milioni sottratti agli sgravi per gli utenti in difficoltà. Con queste cifre si finanziano 12 milioni in più di costo del servizio. Aggiungiamo 10 milioni in più di tariffa proposti in tre anni.
Con De Luca il costo della raccolta e smaltimento dei rifiuti a Messina cresce di 22 milioni di Euro!
Ancora sui contribuenti-fantasma: ne ha scovati più di 8.000, dice lui; cosa mai fatta prima, dice lui. Chieda ai suoi uffici prima di parlare. L’incrocio delle banche-dati è stato programmato addirittura nel 2012, dal Commissario Croce; l’amministrazione che l’ha preceduto ha scovato 12.000 utenze non precedentemente rilevate. La retorica del “prima di me nessuno” è una vuota bugia. De Luca ha ricevuto un’azienda nuova di zecca e con capacità di investimento, ha licenziato (in maniera illegittima?) il Direttore Generale, l’ha affidata a un suo “nominato” senza alcuna esperienza del settore e l’ha trasformata in un “banco degli appalti”. La gestione dell’azienda mostra incapacità, strategie di sovradimensionamento degli organici, privatizzazione mascherata del servizio. Il management dovrebbe, semplicemente, dimettersi.
Sig. Sindaco, i conti non tornano, e gli atti non si spiegano ai consiglieri con le dirette FB.
Se il Consiglio dovesse non approvare la delibera, rimarrebbero in vigore le tariffe precedenti e l’amministrazione avrebbe il dovere di contenere i servizi nel perimetro finanziario di una delle TARI più care d’Italia e di mantenere il piano industriale precedente. Se poi l’amministrazione avesse già avviato servizi in eccesso, prima che il Consiglio abbia approvato il piano tariffario, la responsabilità politica, tecnica, amministrativa (e anche erariale) di questa azione sarebbe tutta e solo sua.
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