A Messina si dice: “fare lo scecco nel lenzuolo”. Le Erinni del Sindaco (tutte gratificate da incarichi retribuiti, tra cui la Segretaria Generale del Comune) non capiscono, o fingono di non capire. Il tentativo è quello tipico dei politici di (bassa) razza: cambiare discorso, spostare su altro l’attenzione e, nel polverone, scaricare il barile delle responsabilità su chi si è limitato a porre in essere disposizioni ricevute.
Le “paladine del Sindaco” sbagliano su tutti i fronti. Primo, perché le 107 donne del “Coordinamento Stop Misoginia” hanno riproposto il loro documento non per riparlare della pruderie di De Luca, ma per stigmatizzare l’inattendibilità di quanto raccontato dall’Assessora Musolino; secondo perché non smentiscono le evidenze e adducono argomenti contraddittori; terzo perché, con pessimo gusto, firmano solo ed esclusivamente le donne gratificate dal De Luca con incarichi retribuiti. Difesa d’ufficio?
Non ci caschiamo. E chiediamo direttamente a De Luca (non alle sue gratificate) e alla Musolino (non alle sue colleghe o para-colleghe) di restare sull’argomento.
1) La Giunta De Luca, con una delibera che appare motivata con falsa applicazione di legge, istituisce a Messina un corpo autonomo di polizia giudiziaria, non derivante da richiesta della Procura, che opera senza coordinamento dell’autorità giudiziaria. Il Procuratore Generale richiama il Sindaco chiarendo che questi atti sono “contra legem”, il Sindaco farfuglia e lancia vaghe minacce, e la Musolino se ne esce dicendo che i vigili hanno agito motu proprio, senza input e controlli dell’amministrazione. In pratica lascia da soli i dipendenti (e il dirigente) che hanno invece semplicemente applicato una delibera di Giunta. Le donne del “Coordinamento Stop Misoginia” riprendono un loro vecchio comunicato e mostrano le prove che il Sindaco e la Musolino, invece, erano perfettamente a conoscenza e partecipavano direttamente alle “retate” dei vigili, gloriandosene con foto e trofei su FB. La misoginia di De Luca (e l’inanità della sua assessora) sono solo il contorno. Il dato centrale è un abuso che ha la sua radice negli atti della Giunta De Luca.
2) Gli argomenti delle Erinni non riescono a smentire la misoginia del Sindaco: l’uso continuativo di simboli fallici e di linguaggio scurrile non sono, come pretendono le “appellanti”, una sana reazione al “falso perbenismo”; sono espressione di una sottocultura ammiccante, machista e profondamente misogina, non mitigata dal fatto di affidare a fedelissime e ad amiche dei sodali incarichi di governo e sottogoverno. Nel caso specifico, nei suoi post De Luca magnifica le sue “azioni antiprostituzione”, senza mai un messaggio di solidarietà alle donne eventualmente vittime di tratta; un uomo delle istituzioni dovrebbe sapere molto bene che il reato NON è la prostituzione, ma il suo sfruttamento.
3) Abbiamo già notato che le firmatarie sono tutte gratificate da incarichi pubblici retribuiti. Stona che tra queste ci sia anche la Segretaria Generale. È grave che un Segretario sottoscriva un documento in cui si dichiara un preventivo e totale “fiancheggiamento” al Sindaco “contro ogni forma di falso perbenismo”. La “difesa” del Sindaco è un atto ovviamente politico, che ha protagoniste le colleghe di Giunta del Sindaco e che attacca esplicitamente 107 cittadine messinesi. La Segretaria Generale, ancorché nominata dal Sindaco, svolge un ruolo istituzionale (non politico) e dovrebbe garantire di essere sempre e totalmente “super partes”; tra le 107 donne ci sono esponenti di partiti e movimenti politici e sindacaliste. Chi svolge un ruolo istituzionale di garanzia della legittimità degli atti del Comune non può prodursi in dichiarazioni preventive di fedeltà al Sindaco. La Carrubba deve espungere la sua firma dal documento o lasciare un ruolo istituzionale che evidentemente non può più ricoprire, avendo scelto (o svelato) la sua politicizzazione.
Insomma: cercare polemiche distraenti non sottrarrà il Sindaco e l’Assessore Musolino alle loro responsabilità e non renderà loro possibile scaricare sui Vigili e sul dirigente il barile di scelte politiche tutte loro.
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