di Sabrina Renna
Non é uno stato quello che consente che un detenuto muoia carbonizzato in una cella. Una vicenda straziante perché annichilisce i principi minimi di civiltà. Un giovane uomo di 18 anni, un figlio, fratello di tutti noi, morto nel peggiore dei modi. Mentre, in Italia, il sovraffollamento é un dato drammatico, in carcere mancano le condizioni minime per evitare comportamenti inumani e degradanti, i suicidi di detenuti e agenti sono all’ordine del giorno.
Il movimento per l’autonomia aveva aderito all’iniziativa nonviolenta di Rita Bernardini e di Nessuno tocchi Caino, sulla liberazione anticipata, rimasta inascoltata dal governo. Forse ora le nostre coscienze sentiranno le urla di un ragazzo morto a San Vittore ingiustamente. Morto insieme a tanti, nel silenzio dei tanti. Nel silenzio di una coscienza smarrita, di una politica non innocente che – se non ha il coraggio di occuparsi del carcere e dei colpevoli – diventa colpevole, rea ogni giorno del peggiore dei reati: l’indifferenza.