Regno al Sud: ha ragione l’on. Miccichè, Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana e coordinatore di Forza Italia in Sicilia. Occorre un partito del Sud. Non si lasci l’intervento a una mera battuta post-elettorale. La “provocazione” recuperi la forza della proposta politica per la tutela e la valorizzazione del Meridione, del Mezzogiorno, del Mediterraneo.
Quando sulla scena del panorama politico “scese in campo” il Cavaliere, molti – me compreso – storsero il muso. Si parlò di un partito di plastica. Le cose cambiarono allorquando FI cercò di strutturarsi sulla falsariga dei partiti tradizionali, condensando istanze popolari, socialiste, liberali ma senza appesantirsi come quelli della c.d. prima repubblica. Tuttavia, gli italiani, in primis le casalinghe credettero (se si vuole cedettero) al “sogno”.
A prescindere dalle battute, il tema è questo. Possiamo anche non credere ad alcun “contratto con gli italiani”. Se però non vantiamo neppure uno straccio di compromesso italico da rivendicare per dare senso, corpo e fiducia alla attesa di scommesse e investimenti a queste latitudini … che leva possiamo – noi terroni – azionare per lo sviluppo e la crescita, per l’intrapresa e l’occupazione, per l’iniziativa economica e il lavoro, per la produzione di beni materiali e immateriali e la redistribuzione di nuova ricchezza, per esaltare la nostra bellezza e imporci come crocevia del rinascimento di umanità?
Presidente Miccichè … rileggiamo Finocchiaro Aprile … che ne dice? Così la provocazione magari assume il tono della vocazione! Un partito del Sud che abbia una ambizione nazionale nel senso di tracciare una linea di demarcazione identitaria più o meno riconducile ai confini del Regno delle Due Sicilie.
Un partito che non si lasci condizionare da proconsoli di supponenza maremmana o padana che ci considerano ad ogni competizione bacino (o al massimo della gratificazione laboratorio elettorale) ma sempre periferia dell’impero.
Saremmo anche capaci di avere credibilità internazionale? Io ricordo quando l’on. Nicolosi si incontro’ con Gheddafi. Si incontrò da Capo di Stato. Non incontrò, peraltro, solo Gheddafi ma anche i ministri della industria pesante libica, del petrolio e della pesca. Un articolo di Repubblica del 1988 ci rammenta di una interrogazione parlamentare rivolta al Ministro degli Esteri, tale Giulio Andreotti. Rino Nicolosi rappresentava la diplomazia italiana? Era solo un plenipotenziario locale della DC? Era ospite in una sfarzosa tenda nel deserto per una gita a carico dei contribuenti? No. Rino Nicolosi rappresentava in autonomia la terra e il popolo di Sicilia. Una terra ricca di storia, natura, cultura. Un popolo fiero.