Roma. Finisce il tempo delle bufale sulla gestione dei rifiuti, raccontate al popolo quirino. Dopo aver detto, per anni, no alle discariche e al termovalorizzatore, prendendo in giro i romani, e prospettando soluzione miracolistiche, che solo chi ci voleva credere ci ha creduto, oggi, la sindaca Virginia Raggi, fa i conti con la realtà.
In Consiglio comunale, la sua proposta di allocare una discarica nel comune, è stata sanzionata da un voto contrario e maggioritario della opposizione e dei consiglieri penta stellati.
Comodo raccontare favole sulla raccolta differenziata e sul riciclo, che vanno bene per i bambini prima della “nanna”, ma la crudele “monnezza” riconduce alla realtà. Si era arrivati a chiamare i rifiuti “materiale post consumo”, che fanno il paio con il netturbino trasformato in operatore ecologico.
Una domanda vogliamo fare agli amministratori comunali pentastellati e a coloro che li hanno votati: perché mai i rifiuti romani sono buoni se vengono smaltiti in altre regioni o all’estero e sono cattivi se gestiti in ambito comunale? Se il popolo romano non vuole i rifiuti che produce deve fare una cosa semplice: mettere mani al portafoglio, perché esportare i rifiuti ha un costo. Tradotto, significa che la tariffa rifiuti aumenta e, non solo, ma aumenta anche l’inquinamento ambientale. Era questa l’opzione che la sindaca Raggi doveva sottoporre ai cittadini dell’Urbe.
Il resto è stata propaganda, o meglio presa per i fondelli.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc