Il disavanzo rispetto all’area Ocse negli ultimi anni si è ulteriormente aggravato: l’inflazione negli ultimi dieci anni è aumentata di oltre il 14%, con 8 punti accumulati tra il 2007 e il 2015. Gli aumenti ridicoli del 3,48% introdotti nel 2018, dopo due lustri di blocco, hanno lasciato sotto i compensi di 5 punti percentuali. E l’indennità di vacanza contrattuale, fissata al 0,5%, non cambia molto la situazione.
L’inadeguatezza degli stipendi dei docenti italiani è un dato oggettivo. E anche insopportabile. Anche Papa Francesco è tornato a parlarne, con sdegno, durante un seminario organizzato in Vaticano dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali sul tema “Istruzione: il Patto globale”. Il Pontefice ha giustamente ricordato che “davanti alle sfide dell’educazione ruolo cruciale è quello dei docenti, sempre sottopagati. La loro funzione deve essere riconosciuta e sostenuta con tutti i mezzi possibili. È necessario che abbiano a disposizione risorse nazionali, internazionali e provate adeguate”.
STIPENDI A CONFRONTO
In effetti, ricorda Orizzonte Scuola, secondo l’ultimo rapporto Education at glance 2019, un insegnante di scuola primaria guadagna, in Italia, 30.403 dollari, contro una media Ocse di 31.276 dollari, per poi arrivare a fine carriera a 44.468 dollari, contro una media Ocse di 55.364 dollari. Ancora più evidente è la differenza stipendiale se si guardano i dati relativi agli insegnanti delle secondarie di primo e secondo grado: un professore delle medie guadagna 32.725 dollari a fronte di una media Ocse di 34.230 dollari.
Dopo 15 anni il confronto è tra 39.840 dollari (Italia) e 47.675 dollari (media Ocse). A fine carriera tra 48.833 (Italia) e 57.990 (media Ocse). Alle secondarie di secondo grado, a inizio carriera un docente in Italia guadagna 32.725 dollari, contro i 35.859 dollari della media Ocse. Dopo 15 anni, 40.952 dollari (Italia) e 49.804 dollari (media Ocse), a fine carriera, 51.045 (Italia) e 60.677. Se si guarda solo all’Europa la storia non cambia, perché un docente della Germania o dell’Olanda può contare su compensi più che doppi rispetto a quelli dei colleghi italiani. È quindi pari ad oltre mille euro in meno al mese il gap, dopo una trentina d’anni di servizio, tra un insegnante della scuola italiana ed un collega dell’area Ocse.
Come se non bastasse, l’Aran ha rilevato che lo stipendio di chi insegna nella scuola italiana è molto più basso anche rispetto agli altri occupati dei comparti pubblici: se quello dei docenti e Ata non arriva a 30 mila euro, la media della PA è di 34.491 euro. Anche i ministeriali (con 30.140) superano in media i docenti. Solo per fare qualche esempio, il compenso, nella presidenza del Consiglio gli stipendi medi annui raggiungono i 64.611 euro e nelle Autorità indipendenti superano i 91.259 euro. Per non parlare dei magistrati, quasi a 140 mila euro annui.
COSA SOSTIENE ANIEF
Anief ritiene senz’altro positiva la volontà di andare a tagliare il cuneo fiscale, con il cosiddetto bonus Renzi da 80 euro netti da estendere anche a lavoratori che guadagnano oltre i 35 mila euro. Solo che per valorizzerebbe il ruolo professionale dell’insegnante servono soldi veri. Il sindacato ha calcolato che dal Def dei prossimi mesi serviranno altri 4 miliardi, che corrispondono ad aumenti medi netti mensili di 240 euro. La proposta della Funzione Pubblica di fermarsi ai 70 euro di incrementi mensili già finanziati, non è quindi accettabile: un milione e 300 mila insegnanti, amministrativi dell’istruzione, università e ricerca devono ricevere uno stipendio almeno posizionato sopra al costo della vita.