Il gruppo DSP Messina, a seguito del notevole riscontro mediatico, almeno per ciò che riguarda le testate giornalistiche locali, della manifestazione No Ponte del 17 giugno (riscontro, peraltro, mai ottenuto, curiosamente, dalle manifestazioni svoltesi in loco nei due anni di pandemia e volte a “smascherare’ il totalitarismo dell’emergenza), intende chiarire la propria posizione in merito.
Nello specifico, pur verificando un’adesione ‘sentimentalmente’ assai vicina alle posizioni no ponte da parte dei propri membri, intende evidenziare che queste rivendicazioni se non siano seguite da una presa di coscienza rispetto alle reali cause del problema, rimangono asfittiche rappresentazioni di dissenso. S’ invita, infatti, la cittadinanza ad autodeterminarsi e, contemporaneamente nulla si dice sul fatto che l’appartenenza all’UE di per sé stessa preveda la sussistenza di vincoli che bloccano qualsiasi tipo di determinazione sia essa “Sic et simpliciter popolare”, che delle istituzioni che il popolo dovrebbero rappresentare.
Come si fa a tacere su un dettaglio tanto importante? Come si fa a non ricordare che, in questo momento storico, nessuna città, paese o comunità può gestire il proprio territorio in virtù dello strapotere di organizzazioni sovranazionali che sono totalitarie de facto? In quest’ottica lodevole appare l’adesione del comitato No Muos alle istanze dei No Ponte, ma il vulnus che si registra in queste prese di posizione accettabili per tutti i messinesi che amano la propria terra, è lo stesso.
Malgrado le proteste il MUOS c’è e funziona perché l’Italia soggiace a dei trattati internazionali capestro che nessuna colorata e ‘ romantica’ protesta pacifista può scardinare. È necessaria, pertanto, a parere di DSP, una protesta che raccolga istanze di uscita dalla U.E. in primis, e poi da N.A.T.O. e, si direbbe, anche O.M.S. e che presuppone la riacquisizione della sovranità popolare.