I nuovi italiani figli dell’immigrazione. Nel 2023 i nati da almeno un genitore straniero sono stati 80.942, pari al 21,3% del totale: un neonato su cinque. Gli alunni con cittadinanza non italiana iscritti nelle scuole nell’anno scolastico 2023/2024 sono 931.323, pari all’11,6% del totale, una quota che raggiunge il 13,7% nella scuola primaria e il 12,7% nella scuola dell’infanzia.
Le famiglie con almeno un componente della coppia straniero sono 2,6 milioni, pari al 10,1% del totale. E sono oltre un milione i minori stranieri residenti in Italia: l’11,8% del totale. Secondo una indagine del Censis, il 91,0% dei giovani di seconda generazione (nati in Italia o giunti in età prescolare, con almeno un genitore che ha vissuto un’esperienza migratoria) ha visitato almeno una volta il proprio Paese di origine, l’80,2% prova un sentimento di orgoglio per quel luogo, l’80,0% desidera conoscerne la storia e le tradizioni, il 41,8% partecipa a comunità virtuali in cui si discute di cibi e prodotti del Paese dei genitori. Il loro sistema relazionale? Il 92,8% ha amici italiani e l’89,4% ha amici stranieri. In casa il 57,4% parla solo l’italiano, il 23,8% solo la lingua dei genitori e il 17,6% sia l’italiano che un’altra lingua. Il 45,4% sente di essere sia italiano che straniero, il 40,0% si sente solo italiano e il 14,6% sente di appartenere al Paese di origine.
Il razzismo silente degli italiani. Secondo una indagine del Censis, il 40,8% della popolazione è convinto che gli italiani siano razzisti, e la percentuale raggiunge il 47,2% tra i 18-34enni. In più, il 58,5% ritiene che il razzismo stia aumentando. Per il 52,2% dei giovani di seconda generazione, nati in Italia da almeno un genitore con passato migratorio o cresciuti nel nostro Paese, gli italiani sono razzisti. Hanno nella mente episodi precisi. Il 62,4% ha subito discriminazioni in passato, il 26,0% ne è ancora vittima e il 75,0% conosce ragazzi di origine straniera vittime di discriminazioni. Al 23,4% è stato rifiutato un impiego a causa della propria origine e il 29,4% non ha ottenuto una casa in affitto perché considerato straniero. Tra loro, il 64,4% è convinto che il razzismo in Italia stia aumentando. In effetti, i crimini d’odio commessi nel nostro Paese sono più che raddoppiati in 8 anni: erano 555 nel 2015, saliti a 1.393 nel 2022. Quelli di natura razzista o xenofoba, che rappresentano la maggioranza, sono quasi triplicati: dai 369 del 2015 ai 1.105 del 2022 (+199,4%).
Piccoli e periferici, i comuni devono dire grazie ai cittadini stranieri. Sono 3.833 i comuni delle aree interne, dove risiede il 22,6% della popolazione italiana, in cui lo spopolamento è sempre più grave. Tra il 2014 e il 2023 i residenti sono diminuiti del 4,6%, molto di più della riduzione media della popolazione nazionale (-2,2%). Ma l’andamento è il risultato di due tendenze divergenti: -5,4% di italiani nel decennio e +7,3% di stranieri. Degli oltre 13 milioni di persone che risiedono nei comuni delle aree interne, il 53,6% vive nelle regioni del Sud e nelle isole. Qui la popolazione complessiva si è ridotta nell’ultimo decennio del 5,9%: -6,7% di italiani, ma +17,1% di stranieri.
Un nuovo ciclo per la criminalità del dopo Covid? I reati commessi in Italia nel 2023 sono stati 2.341.574, in aumento del 3,8% rispetto all’anno precedente e dell’1,7% rispetto al 2019 (l’anno prima del Covid). Tra i reati aumentati di più ci sono quelli violenti: gli omicidi volontari (341 nel 2023), i tentati omicidi (1.033), le rapine (28.067). E anche quelli compiuti tra le mura domestiche. Gli atti persecutori sono aumentati del 21,6% tra il 2019 e il 2023 e del 4,6% nell’ultimo anno, i maltrattamenti nei confronti di familiari o conviventi rispettivamente del 21,2% e del 2,8%. Dei 341 omicidi volontari compiuti nel 2023, ben 147 (pari al 43,1% del totale) sono omicidi domestici, avvenuti tra soggetti appartenenti alla stessa famiglia, e 96 hanno vittime di sesso femminile. Ma a settembre del 2024 gli omicidi in ambito familiare commessi dall’inizio dell’anno erano 99, contro i 109 dello stesso periodo dell’anno precedente. Aumentano anche i reati digitali: 302.020 truffe e frodi informatiche nel 2023 (+42,4% dal 2019 e +10,3% nell’ultimo anno). Le grandi aree metropolitane sono ai vertici della graduatoria della criminalità. Milano al primo posto, con 70,9 reati ogni mille abitanti nel 2023. Seguono Roma e Firenze, con rispettivamente 60,7 e 60,5 casi ogni mille abitanti. Dal 2019 al 2023 la criminalità è aumentata soprattutto a Roma (+16,7% di reati), Torino (+7,6%), Milano (+4,9%) e Napoli (+4,8%). La provincia di Lodi è però quella in cui si osserva il maggiore incremento relativo (+21,1%).
Il gender gap della paura. Nel 2023 sono stati commessi 19.538 atti persecutori, 25.260 maltrattamenti contro familiari e conviventi, 6.231 violenze sessuali: reati che almeno nel 75% dei casi hanno le donne come vittime. Nei primi 6 mesi dell’anno in corso gli atti persecutori sono stati 8.592 (con il 74% di vittime donne), i maltrattamenti 12.424 (l’81% contro donne), le violenze sessuali 2.923 (con il 91% di vittime di genere femminile). Aumentano anche le violazioni dei provvedimenti di allontanamento dalla casa e dei divieti di avvicinamento: 2.575 violazioni nel 2023 e 1.540 nei primi 6 mesi del 2024. Per quanto riguarda la diffusione illecita di immagini o contenuti video sessualmente espliciti, sono stati 1.405 i casi registrati nel 2023 e 698 nei primi 6 mesi del 2024. I reati di genere alimentano la paura delle donne: l’80,2% è guardinga con gli sconosciuti, il 61,2% evita di indossare accessori preziosi quando esce di casa, il 52,0% evita determinati quartieri della città, il 42,6% non esce da sola dopo il tramonto, il 41,4% ha paura di tornare a casa da sola di sera, il 26,9% segnala ai parenti la propria localizzazione attraverso i dispositivi digitali.