
Social e minorenni. Difficile approccio e altrettanto difficili situazioni. Ma occorre fare attenzione a rimedi, come i divieti, peggiori del presunto male.
Tre proposte di legge sono state presentate in Parlamento per disciplinare l’uso dei social (1). Nei provvedimenti prospettati si vorrebbe introdurre un divieto per i minori di 15 anni e un’educazione digitale nelle scuole. A margine, anche impedire l’anonimato online.
DIVIETO SOTTO 15 ANNI
E’ facile capire che se ad un ragazzo di 12-13-14 anni si vieta l’uso di qualcosa che è nella sua immediata e diffusa disponibilità (genitori, amici già quindicenni, media, etc), non si fa altro che fomentare l’illegalità. I legislatori devono quindi decidere se creare strumenti che inviteranno i propri figli a disobbedire (a loro e alle leggi) o lasciare che ogni famiglia si regoli come crede. In quest’ultimo caso, se ci fosse solo un “divieto” genitoriale, sarebbe violato solo lo stesso, ed ogni genitore (come quando dice di tornare a casa entro mezzanotte e il ragazzo rientra alle 2) se la dovrebbe vedere per proprio conto. Nel caso ci fosse un divieto di legge, cosa fa il genitore che si accorge che il proprio figlio ha violato la disposizione… fa una segnalazione all’autorità che, poi, in caso di provvedimento non potrebbe che generalmente punire lo stesso genitore?
Ci sembra che la buona volontà si potrebbe trasformare in paradosso e, alla fine in pessimo insegnamento.
Noi crediamo che tutti i divieti di legge sarebbero negativi e che ogni genitore se la dovrebbe vedere col proprio figlio. La legge dovrebbe entrare il meno possibile nelle questioni tra genitori e figli. E questo è uno dei casi base.
EDUCAZIONE DIGITALE NELLE SCUOLE
Ben venga, invece quella che viene chiamata educazione digitale nelle scuole. Che, al di là delle dizioni attualizzate al mondo odierno dell’informazione, non è altro che “educazione civica” che, casomai qualcuno se ne fosse dimenticato, è educazione ai diritti e doveri, nei quali entra con molto peso il rapporto coi mezzi di informazione. Se partiamo da questo assunto, forse si capisce meglio di cosa stiamo parlando.
ABOLIZIONE ANONIMATO ONLINE
Un’ultima chiosa. Nelle proposte di legge si prospetta anche l’abolizione dell’anonimato online. Forse chi lo propone non ha dimestichezza, perché vietarlo significherebbe snaturare e marginalizzare lo stesso strumento social. Una sorta di battaglia contro i mulini a vento. Altra cosa, invece, è che i singoli gestori di un servizio, siano stimolati a non accettare navigatori anonimi… il che sarebbe anche elemento di loro distinzione rispetto ad altri. Il web non può essere, in generale, una sorta di strumento di informazione di una parrocchia, un partito, etc, ma è tale proprio per non esser tale, facendo sì che chi invece vuole informare e confrontarsi solo con alcune tipologie di navigatori, lo possa fare limitando gli accessi. Per capire meglio: vogliamo che la Rete di Paesi ufficialmente del cosiddetto Mondo Libero (a cui dovremmo appartenere) abbiamo servizi solo per chi risponde a certe caratteristiche (anche il nome e cognome, magari dopo una verifica spid o simile, è tale)? Ci sembra che questi tentativi di Reti siano – con poco successo – quelli in atto in Cina e Russia, per esempio…
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
1 – https://www.aduc.it/notizia/social+minorenni+proposte+legge_141057.php