Da settimane i tg raccontano preoccupati la crisi energetica con gli aumenti delle bollette del gas e della luce. Giustamente gli italiani sono preoccupati e si stanno organizzando in comitati per protestare contro il caro bollette. Consapevole della gravità di questi problemi, vorrei segnalare sommessamente che gli italiani devono affrontare altri tipi di “bolle”, più o meno pesanti.
Ci siamo dimenticati per esempio delle tasse locali, dei Comuni, in particolare l’IMU, della raccolta dei rifiuti e la riscossione idrica. Da tempo su fb segnalo la questione Imu, una tassa sugli immobili per i cittadini possessori di una seconda casa. Non intendo scomodare la Dottrina Sociale della Chiesa, che mi ricorda che è giusto cooperare per il bene comune, contribuendo a pagare il giusto tributo allo Stato.
“Non vi è dubbio che ogni cittadino debba sopportare una parte delle spese pubbliche come «dovere di solidarietà» ma lo Stato, in quanto incaricato di proteggere e di promuovere il bene comune dei cittadini, ha l’obbligo di ripartire fra essi soltanto carichi necessari e proporzionati alle loro risorse” (cf. CDSC, n. 355),
Quando i tributi sono alti e molteplici, diventano iniqui, simili al “taglieggio” o peggio al “pizzo”, che si paga agli estorsori. Lo Stato diventa “canaglia”, come ha scritto in un interessante libro il compianto Piero Ostellino.
Spesso si scrive che gli amministratori locali sono più vicini ai cittadini rispetto a quelli nazionali e proprio per questo dovrebbero essere più solerti a comprendere i loro bisogni. In Estate ho appreso da un funzionario comunale che l’80% dei sindaci in Italia mantengono l’aliquota più alta per l’IMU, proprio per incassare il più possibile dalle due rate che i possessori di casa andranno a versare a giugno e a dicembre. Anzi qualcuno ha aggiunto che se potessero alzerebbero l’aliquota ancora di più. Pertanto, nessuno dei sindaci intende abbassarla. Non conosco il beneficio economico che deriva da un’aliquota più bassa, tuttavia credo che al cittadino porterebbe in tasca qualche decina di euro. Poca cosa. Durante l’ultima campagna elettorale, prima di un comizio, ho avuto modo di esporre il mio problema a un senatore della Repubblica. Conferivo al senatore che per un periferico appartamento in quel di S. Teresa di Riva (Me), pago quasi 600 euro di Imu all’anno (togliendo la residenza, automaticamente diventa 2 casa, anche se io possiedo solo quella). Il senatore meravigliato mi ha risposto:”Ma hai una villa in Sicilia”, dalla sua risposta, non ho capito se intendeva fare dell’ironia, oppure ignorava la contezza del tributo.
Probabilmente si parte dal presupposto che il cittadino possessore di una seconda casa, sia un contribuente ricco e siccome non residente, non vota in quel Comune, pertanto, può essere tranquillamente “salassato”. Per la cronaca segnalo di aver spedito una mail sulla questione Imu al mio (nel senso dove è ubicato l’immobile) sindaco, ma sono stato regolarmente ignorato. Tralasciando i tributi sulla spazzatura e sull’acqua, anche se va ricordato che se per caso dimentichi di pagare o non ricevi la cartella esattoriale (per es. la Tares), la cifra da pagare lievita vertiginosamente perché devi pagare una pletora di impiegati che ti tassano a morte. Un altro settore dove gli amministratori locali “giocano” molto, sono le multe automobilistiche, tipo le soste vietate (86 euro) o le multe per eccesso di velocità (160 euro). Naturalmente lo scopo è sempre quello di fare cassa. Qualche anno fa leggevo su un quotidiano che l’Italia è al primo posto in Europa per numero di multe automobilistiche e di incassi. Da quello che ho scritto emerge una spontanea riflessione finale: se un Comune ha difficoltà economiche perché non riesce per esempio a far quadrare i conti, è meglio che chiuda, anzi una soluzione potrebbe essere quella di accorpare il più possibile questi comuni, che ormai sono ridotti semplicemente a taglieggiare i cittadini per espletare qualche servizio. E se poi organizzano qualche manifestazione più o meno ricreativa o pseudo culturale, non fanno altro che fare quello che facevano le varie “Pro-Loco”. Addirittura, abitualmente, quasi tutte le amministrazioni comunali si affrettano a patrocinare perfino le Feste Religiose.
DOMENICO BONVEGNA
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