TRA ACCORINTI E IL TERRENO CHE GLI FRANA SOTTO I PIEDI, DE LUCA “IL NERVOSO”

Insulti, bugie, sfide, turpiloquio pubblico ripetuto e compiaciuto; ci eravamo (almeno noi cittadini) disintossicati, adesso la città si trova nuovamente e sgradevolmente ammorbata, intossicata. Il videomessaggio, la conferenza stampa di lunedì, lo sproloquio sul masterplan di martedì, raccontano dati politici, amministrativi e “personali”, che vanno chiariti. Lo facciamo “a puntate”, cominciando dai primi.

De Luca è nervoso perché il comunicato di messinAccomuna su impianti sportivi e spettacoli ha colto nel segno; lui reagisce delegittimando, criminalizzando, tentando di ridicolizzare i precedenti amministratori. Tolta la schiuma, resta il dato: per lui l’avversario è Accorinti. Il quale, di suo, tace e non risponde agli insulti. Ma c’è un secondo dato politico. Nell’attaccare Accorinti sul masterplan, ha sparlato della vecchia Università, farfugliando presunte subordinazioni di Renato a questa “lobby di potere”. È un “parlami suocera” tutto politichese. La ragione sarà forse chiara al congresso PD; sancendo l’incompatibilità politica fra il partito e De Luca, la linea di fiancheggiamento di Navarra sarà perdente e (volendo lui rimanere nel PD) il soccorso rosso verrà meno (già da settimane si vedono i segnali). Il sindaco annusa questa aria, vede le mosse di Russo e le giravolte di Rizzo e risponde dipingendo Accorinti subalterno all’Università. Ma è un messaggio trasversale e allusivo: “Pietro, non sei uomo d’onore, te la farò pagare”! Oltre ai 5Stelle, anche il PD, tutto il PD, sarà all’opposizione; per questo rimbrotta il più timido Presidente del Consiglio che Messina ricordi e sparla dei consiglieri PD, alludendo ad abusi di funzione pubblica. Davvero qualcuno ha abusato della sua posizione di consigliere per lucrare in compravendite immobiliari? Se è stato compiuto un reato, il sindaco che ne è a conoscenza (per quale via?) ha un obbligo di legge: non denigrare pubblicamente, ma esporre i fatti alla Procura. Se non lo ha fatto, ha omesso un atto dovuto. Se, invece, non c’è nulla di illegittimo, il messaggio è intimidatorio e paramafioso; un modo per tentare di estorcere un atteggiamento acquiescente in Consiglio. Anche l’uscita del mancato assessore La Tona toglie buonumore. Già a dicembre il cambio di passo si era risolto in farsa; adesso come sarà la vita in Consiglio? Accorinti come nemico, mentre frana un pezzo di terreno sotto i piedi. Questo il dato politico.

Ma c’è un altro dato politico (e amministrativo). La conferenza stampa di lunedì chiarisce una cosa: le opere del rilancio di Messina non sono farina del sacco di De Luca: sono fondi e progetti che Messina deve alle amministrazioni precedenti. I lavori che oggi si svolgono in città sono quelli appaltati, o definiti, o finanziati dall’amministrazione Accorinti. Le altre opere cantierabili, che erano già pronte al suo insediamento, sono state bloccate per due anni. Altro che sofisticata regia, finora è stata la paralisi operativa dei finanziamenti. Poi, l’uterina reazione all’innocente, corretta, legittima domanda di Caspanello sul palagiustizia indica un altro nervo scoperto. Il Vicesindaco dice che il Comune non c’entra niente con quest’opera, ma il fiumedinisano da quando s’è insediato cerca disperatamente (e con successo) di mettere i bastoni tra le ruote, con strane coincidenze di interesse, e in danno ai messinesi e all’amministrazione giudiziaria. Perché?

Il seguito alla prossima puntata.

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