UN PROGETTO POLITICO NEOCATTOLICO

Non capita spesso essere citati su una rivista in un libro, certamente fa piacere, anche se la rivista o il contesto non ti è favorevole. Casualmente mi accorgo della citazione navigando sulla rete. Ecco uno dei tanti aspetti positivi di internet. Ma prima di passare alla citazione vera e propria vorrei presentare la rivista e soprattutto il tema che affronta.

La rivista in questione è “Genesis”, rivista della Società Italiana delle Storiche, (XVIII/1, 2019), pubblicata dalla Casa editrice Viella di Roma. Effettivamente dando uno sguardo alla Redazione, al Direttivo i nomi sono tutte donne, così come il Comitato Scientifico, naturalmente anche chi dirige la rivista. E già questo aspetto è significativo. In questo numero (ben 206 pagine) si affronta il tema: “Patrie, popoli, corpi”, che è anche il titolo del saggio introduttivo di Stefania Bernini, col sottotitolo: “genere e famiglia nell’era dei nuovi nazionalismi”. La rivista fa riferimento al Congresso mondiale delle famiglie a Verona del 29-31 marzo 2019, che allora ha suscitato molte discussioni. Un congresso che aveva lo scopo di “celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società”. E’ stato un vero evento che ha suscitato molte critiche, tuttavia secondo la Bernini, l’evento mette in luce la centralità della famiglia, del corpo (soprattutto delle donne) e del genere, un aspetto che occupa l’interesse dei movimenti populisti e nazionalisti europei e americani. La Bernini fa riferimento anche ad un Seminario romano dell’anno precedente organizzato dalla stessa rivista Genesis, proprio sui temi esposti peraltro in questo numero.

Bernini chiarisce qual è il tema della discussione, è quello sovranista e l’affermazione di un’idea rigidamente familista, chiarendo che “la retorica sovranista rimpiange e riafferma il primato della famiglia ‘naturale’ fondata sull’unione tra un uomo e una donna e caratterizzata in primo luogo dalla presenza di una ‘mamma’ e di un ‘papà’, descritte come figure dai ruoli chiaramente distinti, complementari e insostituibili”. In ultima analisi il sovranismo ha nostalgia di una famiglia “tradizionale”, saldamente patriarcale e immutabile, legata a una nazione, a una società con una unicità etnica e culturale, escludendo il diverso, sia esso immigrato o appartenente a una minoranza sessuale. Inoltre, la rivista è convinta che il sovranismo intende controllare i corpi e la sessualità, soprattutto delle donne. Un irrigidimento tipico della Chiesa cattolica, che è rimasta a questa concezione almeno fino al pontificato di Karol Wojtyla, che vedeva nella famiglia e nella sacralità della vita, una funzione storica e fondamentale per le nazioni. A conclusione del saggio la Bernini è convinta che sia il populismo che il sovranismo hanno “nostalgia dell’inesistente”, cioè una “nostalgia di tornare a un passato mai esistito”. Si tratta di “un immaginario famigliare per dare forma a un disegno politico, utile ad ancorare un progetto di trasformazione socio-politica a un sentimento di nostalgico conservatorismo”. Pertanto, il tentativo degli “autoproclamati avvocati” del valori famigliari, la Bernini ribadisce che ogni famiglia è costruzione, immaginazione, mito. Qualsiasi famiglia è sottoposta a un costante processo di revisione, critica, riaffermazione.

Il saggio che mi interessa prestare maggiore attenzione è quello di Massimo Prearo, “Family Day, movimenti mobilitazioni anti-gender: un progetto politico neocattolico”, a pagina 21 della rivista. L’argomento viene introdotto, iniziando dal 2010, con riferimento alla politica europea e internazionale, mettendo insieme i vari esponenti illiberali e ultraconservatori come Orban, Bolsonaro e Trump. Mentre per il caso italiano il riferimento è alla forza del leghismo di Salvini e compagni, un neopopulsmo nazionalista di forte impronta cattolica. E qui vengono evocati le solite tesi leghiste, che conosciamo bene, con l’obiettivo di dare forma e contenuti a una presenza cattolica nello spazio pubblico italiano, per condurre a un vero cattolicesimo militante, quello caratteristico della mobilitazione anti-gender. Naturalmente il servizio fa riferimento ai mesi in cui la Lega governava in alleanza con i  5Stelle. Figurarsi cosa avrebbe scritto oggi Prearo che esiste un vero e proprio governo di Centro-destra guidato dalla Meloni.

Continuando a descrivere il saggio di Prearo al 2° paragrafo tenta di “comprendere la dimensione cattolica dal fenomeno anti-gender”.  Individuando i concetti e le categorie del fenomeno. Non è facile, perché il fenomeno è complesso. Tuttavia Prearo si riferisce alla campagna anti-gender dei gruppi e asociazioni che fanno riferimento all’attivismo Pro-life, a cominciare dai due Family Day. Dopo aver nominato la francese La ManifPour Tous (LMPT). Il saggio si pone alcune domande: Come caratterizzare questo nuovo corso del cattolicesimo politico? Questo progetto politico del cattolicesimo militante? Naturalmente Prearo è convinto che ci sono diverse forme, occorre entrare nell’ingarbugliato ginepraio dell’integralismo, tradizionalismo, neoconservatorismo, dei cattolici identitari, dei reazionari, dei contro-rivoluzionari. Inoltre si fanno i nomi delle forze politiche che fanno riferimento a Forza Nuova o Casa Pound. Ma anche al Partito del Popolo della Famiglia, ai Movimenti per la Vita, a Citzen go, al Family Day-Difendiamo i nostri figli. Ma anche il Cammino neocatecumenale di cui fanno parte diversi leader della causa anti-gender come Massimo Gandolfini, Jacopo Coghe, Maria Rachele Ruiu, Filippo Savarese. Tuttavia Prearo avverte che non tutto il mondo cattolico aderisce alle posizioni radicali della lotta contro “la teoria del gender”.

Dopo questo mosaico di riferimenti, l’autore si chiede: si può parlare di nuova destra cattolica? Nuovi democristiani? Nuovi cattolici conservatori, o semplicemente neoconservatori? Comunque sia Prearo, lo scrive chiaramente il suo intento è quello di tentare “di mettere in evidenza in questo studio è dunque la cornice insieme politica e religiosa che forma tale progetto”. Un tentativo di dare un nome a questo progetto ideologico.

Dalla piazza al Parlamento: la traiettoria politica del movimento anti-gender”.

In questo paragrafo a partire dal 2013 si fa la storia in quattro sequenze, del movimento nato intorno alle due grande manifestazioni del Family Day. Si sottolinea che questo popolo orfano di una rappresentanza politica che poteva essere quella democristiana, riesce a lanciare lo slogan: “Renziciricorderemo”. Gandolfini alla fine potrà sostenere che “la nostra azione pre-politica e culturale ha indiscutibilmente aumentato il tasso valoriale del centro-destra. Tutti i leader dello schieramento, con toni e intensità diverse, durante la campagna eletorale hanno riportato al centro del dibattito la lotta al gender, il contrasto all’inverno demografico, la difesa della vita […]”. Sostanzialmente sono stati premiati la Lega e Fratelli d’Italia che hanno sposato l’agenda anti-gender. Tutto questo è stato chiamato strategia della “contaminazione”.

Continuando l’analisi di Prearo, al par. 4, tenta di descrivere la “genealogia prepolitica (e cattolica) del movimentismo anti-gender”. Il tipo umano che esce da questo movimento. Chi sono? Come possono essere descritti? Si tratta di “neoconservatori cattolici o di “tradizionalisti cattolici?”. Di “cattolici identitari” o di “neofondamentalisti cattolici?”, “Cattofascisti?”. Sempre riferendosi a Gandolfini, per Prearo il suo nucleo progettuale movimentista mira a ricostruire la “casa politica dei cattolici”, a partire dalla difesa e promozione dei principi non negoziabili, un progetto vero e proprio neocattolico. In questo contesto Gandolfini fa un riferimento alla storia del movimento cattolico in Italia, al peso che potrebbe avere un eventuale “voto cattolico”, come lo ebbe nel 1948, Luigi Gedda, che attuò la politica dei principi con i cosiddetti Comitati Civici, che poi hanno dato la vittoria il 18 aprile del ’48 a De Gasperi. “Noi è questo che vogliamo fare”, ha detto Gandolfini.

“Il richiamo alla figura poco conosciuta di Luigi Gedda è altamente significativo e rimanda ad un’altra componente del Family Day da cui deriva senza dubbio questa riflessione di strategia politica: il reggente nazionale di Alleanza Cattolica, Marco Invernizzi”. E Prearo individua in Invernizzi, l’artefice dell’ipotesi politica e la strategia cattolica movimentista identitaria del gruppo “difendiamo i nostri figli”. Per meglio comprendere la genealogia che possa permettere di definire il progetto del Family Day, secondo Prearo, è necessario riferirsi  allo stesso Invernizzi, che peraltro colloca la figura di Gedda nel contesto storico richiamato da Gandolfini. Infatti Gedda va collocato nell’azione pre-politica, con l’obiettivo di assemblare una base elettorale di cattolici anti-comunisti e anti-fascisti, che si riconoscono nei valori cattolici, fedeli alla Chiesa cattolica romana e al pontefice. A questo proposito in un articolo Invernizzi, ricorda la definizione che diede Paolo VI, in un discorso ai Comitati Civici il 30 gennaio 1965. Un vero programma di azione formativa e informativa.

Pertanto Prearo individua tre aspetti nei “neocattolici del terzo millennio”: il posizionamento intra-cattolico; la strategia d’azione e la cornice politica. Il saggio chiarisce che il progetto del Family Day non si riconosce nel cattolicesimo conservatore liberale, per intenderci alla Berlusconi, ma neanche a quello dei cosiddetti tradizionalisti della Fraternità sacerdotale S. Pio X, che non riconosce il Vaticano II. Inoltre evidenzia pure che “l’intransigenza “etica” del popolo del Family Day è in totale contraddizione con il cattolicesimo ‘progressista’ di sinistra o di centro-sinistra che propone una profonda trasformazione della Chiesa cattolica […]”. I Cattolici progressisti che si sono opposti alla “crociata” anti-gender.

Dopo aver sottolineato le tesi classiche (anti-femminismo, anti-omossessiltà, antiabortista etc) dell’attivismo del popolo del Family Day, Prearo insiste nel definire il progetto come neocattolico, rinnovandone i contenuti dell’anti-comunsmo e dell’anti-gender. E’ un progetto movimentista nato maggiormente all’interno del gruppo neocatecumenale, che fa a meno del coinvolgimento diretto della CEI. Giustamente Prearo evidenzia che il movimentismo neocattolico guidato sostanzialmente da Gandolfini, si presenta come un attore autonomo, ma che guida tutte quelle realtà politico-religiose di tanti gruppi militanti che animano questo popolo nato nei due megaraduni di Roma.

Infine nel saggio si dà conto della cornice politica a tutto questo che abbiamo descritto e qui finalmente arriviamo alla mia citazione.

Un aspetto caratterizzante di questo progetto neocattolico, che lo distingue da altri, è quello della sua strategia che rimpiazza il discorso politico e confessionale con un discorso “antropologico”. Un discorso che deve avere una logica teorica-politica laica, aconfessionale e apolitica. Sostanzialmente l’autore del saggio fa presente che questo nuovo progetto si discosta da quelli precedenti, tipo quello tradizionalista che si rifà ad una cristianità storica, praticamente il progetto neocattolico, “si iscrive politicamente in un centro-destra modernista […]Dismette l’ostentazione dei simboli e delle immagini religiose […]”.Ponendosi, “in un dialogo aperto nei confronti di tutte le forze politiche in un’ottica di negazione aperta e dunque di scambio elettorale su proposte concrete”. E’ questa la strategia che ha portato a stabilire progressivamente un accordo  elettorale con la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Interessante in riguardo a quest’ultima, una sua dichiarazione, che mi sembra profetica: “Ringrazio, tra le tante realtà impegnate, anche il Comitato Difendiamo i Nostri Figli di Massimo Gandolfini e la Onlus Pro-Vita. Una volta al Governo Fratelli d’Italia sarà garante delle istanze promosse negli ultimi due Family Day, che costituiscono un punto centrale del nostro programma”.

Ritornando a Gandolfini, il saggio fa presente che il leader cattolico bresciano ora scrive per il quotidiano filoleghista diretto da Maurizio Belpietro, “La Verità”. Inoltre Gandolfini il 22 settembre 2018, partecipa a Milano ad un convegno organizzato dal Forum delle associazioni familiari dal titoloInverno demografico. L’allarme per una nazione a rischio di estinzione”. (qui alla nota 44 è citato il mio articolo sull’evento con riferimento alla pubblicazione del Corriere del Sud, del 29 settembre 2018. Scrive Prearo nella nota: “E’ interessante notare che Domenico Bonvegna è anche autore di una recensione del libro di Marco Invernizzi su Luigi Gedda dal titolo ‘Luigi Gedda, un leader cattolico per il nostro tempo’, che termina su questa sorta di apologia dell’approccio ‘prepolitico’ ribadito più volte da Gandolfini: “Inoltre mi pare interessante sottolineare in questi tempi di sfascio della politica italiana, un aspetto importante che aveva colto il professore Gedda, la necessità di un’azione pre-politica, che non escluda quella politica, ma costituisce la premessa del suo rinnovamento e della sua qualità”. Cfr.”IMG Press”, 19 ottobre 2012.

Infine, Prearo fa presente che al Convegno di Milano era presente l’allora ministro Lorenzo Fontana, che ha poi partecipato anche a quello di Verona.

DOMENICO BONVEGNA

dbonvegna1@gmail.com