L’Italia, ormai si trova intrappolata da giorni nella morsa del coronavirus, con un numero esorbitante di contagiati e di vittime, e al momento non si intravede ancora quella famosa luce in fondo al tunnel.
Siamo immersi nella tragedia più nera, certo gli esperti avevano previsto gli esiti nefasti, ma forse nessuno poteva immaginare di vedere certe scene di guerra, come quelle di decine di bare dei defunti sui camion militari attraversare nella notte la città di Bergamo.
Sono immagini drammatiche, che tra l’altro continuano anche oggi, per tanto tempo resteranno nel nostro immaginario, così sarà anche per quella di Papa Francesco che a piedi facendosi pellegrino si reca a San Marcello al Corso, a pregare davanti al crocifisso che salvò Roma dalla peste. Le due immagini certamente assumono una forte dimensione storica.
I decessi di di Bergamo, hanno scatenato diverse reazioni, ho scelto quella di un giornale online della città orobica. «Quell’immagine dei mezzi dell’Esercito in fila lungo Borgo Palazzo carichi dei nostri morti aprirà gli occhi a qualcuno. Ma non raccontateci che andrà tutto bene. Non adesso, almeno» (A. Rossetti, “Forse ora qualcuno si è accorto di cosa sta passando Bergamo (che però è incazzata nera)”, 19.3.2020, primabergamo.it)
C’è anche una comprensibilissima rabbia. «Perché siamo arrivati a questo: una colonna di mezzi dell’esercito carichi di bare che portano i nostri morti in altre città per cremarli. È un’immagine straziante quella che sta facendo il giro delle televisioni, dei giornali, dei siti e dei social in queste ore. È un’immagine che racconta il dramma di Bergamo, un dramma vissuto in silenzio nella speranza che qualcuno, prima o poi, se ne accorgesse. Invece niente. Qui si contavano i morti, si creavano posti in terapia intensiva laddove solo l’immaginazione poteva arrivare; da altre parti si cantava e si sentivano le notizie senza ascoltarle».
Il giornale sostiene che bisognava fare una zona rossa ad Alzano e Nembro. Perchè non è stato fatto? Tra l’altro pare che i numeri dei decessi sono diversi rispetto a quelli ufficiali. «Gli ospedali sono pieni, la gente viene mandata indietro senza che gli venga fatto alcun tampone e, talvolta, finisce per morire nel letto di casa. Sola, proprio come sarebbe accaduto in un letto d’ospedale […]A quei numeri, dunque, la gente non crede più. Sta chiusa in casa, ha paura, piange i propri morti e si incazza».
Il servizio del giornale conclude con amarezza, «Bergamo, adesso, è semplicemente triste e incazzata. La speranza è che al di fuori dei confini orobici se ne rendano conto e rimedino, per quanto possibile, alle inefficienze e alle mancanze di queste settimane. Altrimenti, quando tutto questo sarà finito, non ci saranno solo morti da ricordare e lacrime da asciugare, ma si dovranno fare i conti con una terra che si è sentita abbandonata nel suo momento di maggior bisogno».
Di fronte a una tragedia così enorme l’opposizione (maggioranza nel Paese) non chiede «per ovvie ragioni, elezioni subito e dimissioni immediate del premier Conte, non si possono tuttavia nemmeno tacere in assoluto le gravi mancanze dell’azione di questo governo. Una volta terminata l’emergenza sanitaria […] bisognerà fare i conti con Giuseppe Conte e il resto dell’Esecutivo dovranno rispondere agli italiani di aver alternato, durante un tempo drammaticamente lungo (in piena emergenza una sola settimana può corrispondere ad un’eternità), pericolose sottovalutazioni ad improvvise drammatizzazioni […]» (R. Penna, La tempesta perfetta: una tragedia sanitaria ed economica con il peggiore governo possibile, 16.3.20, Atlanticoquotidiano.it). L’articolista esclude le dimissioni, (negli Usa, i politici si dimettono anche per un leggero flirt) ma forse erano necessarie, in questo momento serviva un supercommissario al di fuori della politica, con poteri straordinari per gestire al meglio l’emergenza e non questa pletora di ministri, sottoministri alle prime armi, li avete visti in faccia, esimi sconosciuti.
Sullo stesso giornale c’è un servizio abbastanza critico nei confronti dei nostri governanti, amministratori, sindaci, si parla di un letale ritardo, però l’epidemia ha spazzato via presunzioni e vanità. A cominciare dal premier Conte, fino alla Lamorgese che continua a far arrivare emigranti, se no “é razzismo”.
«Si può parlare di vaneggiamento al potere? Ma anche a livello locale, periferico, l’insipienza scintilla e abbiamo registrato la figura di palta dei tanti sindaci, da Sala a Milano a Gori a Bergamo, a tanti altri fino al climax del governatore Zingaretti, splendidi nell’irridere, nel minimizzare, nel darsi a bevute “solidali” e ad effusioni cinesi oltre il limite dell’intelligenza». (Max del Papa, “Vaneggiamento al potere: da Conte ai sindaci e governatori, il coronavirus denuda la sinistra”, 21.3.2020, Atlanticoquotidiano.it).
Per il giornalista «La presunzione non incanta più. Hanno fallito, punto […] comunque sparire, se ancora sopravvivesse un concetto di responsabilità oggettiva, politica. Il coronavirus li ha denudati, – continua del Papa – ha dimostrato che, come esponenti di sinistra, in senso amministrativo non valgono una cicca; ha confermato che a sinistra si gestisce tutto con l’ideologia anziché il pragmatismo, e che la favola bella dei governi centrali o periferici illuminati è un incubo».
E se oggi sono costretti ad adottare misure di “destra”, è perchè lo impone la gravità della situazione. «Ci sono arrivati in ritardo, drammatico, letale ritardo: ma ci sono arrivati, smentendo tutto di loro stessi, delle loro idee ideologiche, della loro azione tardiva e fanatica. Adesso sono i più forsennati nel pugno di ferro, vogliono dimostrare che hanno a cuore ciò che fino a ieri avevano sottovalutato: la salute dei loro amministrati, e si sentono un po’ tutti piccoli padri celesti, piccoli Mao o almeno Xi Jinping […]».
Comunque sia il governo Conte bis sapeva benissimo che stava arrivando un’epidemia, come prova il fatto che il 31 gennaio, Conte firmò il decreto di stato di emergenza sanitaria, in cui si dice che occorrono misure eccezionali di prevenzione; poi però, per oltre un mese, non ha preso le misure per contenere il contagio. Perché? Fu un errore? Una coincidenza?
Circola sui siti il testo ufficiale, estratto dalla Gazzetta Ufficiale, del 31 gennaio, la prova che Conte e soci sapevano che si dovevano prendere i provvedimenti che hanno poi iniziato a prendere solo 33 giorni dopo. Ne ha parlato tra l’altro il filosofo Diego Fusaro in un video il 19 marzo su Youtube, ponendo inquietanti interrogativi:”Perché il Consiglio dei Ministri dichiarava già lo stato di emergenza il 31 gennaio 2020?’. Il filosofo se la prende innanzitutto con tutte quelle persone che si stanno perdendo in “inutili arcobaleni con la sciocca scritta ‘tutto andrà bene’” oppure in “canti dal balcone dedicati ad Azzurro”, invitandole a chiedersi invece perché il Governo italiano “già il 31 gennaio 2020 parlasse apertamente di iniziative di carattere straordinario e urgente” e anche di “stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario”.
Dunque, chiosa il filosofo, “il Governo riconosceva apertamente, già il 31 gennaio, l’esigenza dello stato di emergenza per sei mesi. “Ma come è possibile – si chiede – che già sapessero di uno stato di emergenza legato alla diffusione di un virus, se il ‘paziente 1’ è stato poi rilevato dopo la metà di febbraio?”. E perché, soprattutto, per troppo tempo “si è fatto finta di nulla” esortando la popolazione a “vivere regolarmente, combattere il razzismo e a fare aperitivi di gruppo?”. A questo proposito vengono citati i casi del Sindaco di Milano Sala e del Segretario Pd Zingaretti. “Non sapevano, come è possibile, o hanno sottovalutato l’emergenza?”. (it.blastingnews.com)
Domande legittime che dobbiamo porci secondo Fusaro.
DOMENICO BONVEGNA
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