«Il 2026, termine di scadenza per completare l’iter progettuale del Piano Nazionale di Resilienza, non è poi così lontano. Per quanto riguarda la Missione Salute e il rilancio della sanità territoriale, non smetteremo mai di sottolineare di essere di fronte a una straordinaria opportunità, viste le ingenti risorse a disposizione, che però potrebbe anche trasformarsi, e non lo vorremmo mai, nella più amara delle occasioni perse.
I numeri di report autorevoli, che corroborano le nostre indagini, non mentono e fomentano le nostre legittime preoccupazioni.
Servono a oggi ben 40mila professionisti sanitari in più per garantire la gestione quotidiana delle cure che Ospedali di Comunità e Case di Comunità devono offrire alla collettività in termini di prestazioni.
Di questi professionisti che mancano all’appello, poco meno della metà sono infermieri (circa 15mila).
E’ bene ricordare che il PNRR, nell’ambito della Missione 6 Salute, per legge, con i suoi fondi, può sostenere “solo” l’ammodernamento, l’acquisto e la creazione di strutture e macchine per la nuova medicina territoriale.
“A far funzionare le nuove realtà sanitarie” dovranno però pensarci medici, infermieri, tecnici, operatori sociosanitari, amministrativi. Siamo di fronte, quindi, ad un vero e proprio esercito di professionisti che al momento rappresentano solo una “suggestiva ipotesi”, visto che, di fatto, non si sa se davvero saranno reperiti nel numero sufficiente indicato dal piano programmatico delle neonate strutture, e soprattutto da chi saranno contrattualizzati e da dove arriveranno i fondi per le retribuzioni delle loro indispensabili attività.
Dove andremo senza il giusto numero di professionisti sanitari? Senza investire nei talenti e nelle competenze? Senza garantire, a partire dalle università, il giusto ricambio generazionale?
Si tratta di riflessioni doverose che l’imminente scadenza del PNRR ci impone di fare».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Si fa tanto parlare di abbattimento delle liste di attesa, un obiettivo realizzabile solo ed esclusivamente aumentando il numero delle prestazioni e dei servizi, e naturalmente garantendo indispensabili incentivi economici a tutti i professionisti del comparto, come abbiamo indicato di recente in audizione al Senato, e non certo solo ai medici, visto che a mancare, non smetteremo mai dirlo, sono prima di tutto gli infermieri.
In parole povere servono al momento ingenti risorse su ben due fronti: da una parte le aziende sanitarie devono finalmente colmare gli organici degli ospedali ridotti all’osso, per sostenere il rilancio della sempre più fatiscente sanità pubblica e per snellire così le liste di attesa. E tutto questo non è certo semplice alla luce della carenza strutturale già acclarata di 175mila infermieri.
Soprattutto non è immaginabile senza la legittima valorizzazione economica dei professionisti che già ci sono.
Dall’altra è necessario assumere ben 40mila professionisti sanitari in più, che dovranno gestire il rilancio della sanità territoriale, previsto dalla Missione 6 del Pnrr, con la nascita di nuove realtà strutturali come le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità.
Allo stato dell’arte tutto questo appare davvero molto arduo da realizzare, anche se certamente non impossibile.
Ma se il Governo, dall’Europa, può avere i fondi per pagare le strutture, ma non certo il personale, a chi passerà la patata bollente? Noi prevediamo alle Regioni.
Certo è che il tempo che trascorrerà dal 1 luglio al 31 dicembre 2026 sarà dedicato alla realizzazione materiale delle strutture e all’acquisto dei macchinari e delle apparecchiature necessari all’attivazione dei servizi.
Insomma, le premesse, lasciatelo dire, sono tutt’altro che rosee.
Nel complesso per le Case di Comunità serviranno circa 11mila infermieri in più, mentre ne serviranno quasi 4mila per gli Ospedali di Comunità.
Ora si entra nella fase attuativa e in quella della contrattazione di dettaglio tra Governo e Regioni, per individuare modalità e risorse, umane e finanziarie, da dedicare al piano di rilancio della sanità di prossimità. Insomma, i nodi stanno davvero per arrivare al pettine!», conclude De Palma.