In 8 mesi la povertà assoluta è diminuita del 60%. E’ la dichiarazione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella conferenza di fine anno. E’ così? No. Saremmo tutti contenti di un risultato del genere, così come siamo “scontenti” di chi genera illusioni.
Vediamo.
Una persona è povera assoluta quando manca di beni e servizi essenziali (acqua, cibo, vestiario, abitazione).
L’Istat dichiara che nel nostro Paese ci sono 5 milioni di poveri assoluti. Sull’argomento eravamo già intervenuti, contestando la definizione di povertà assoluta perché basata sulla autodichiarazione delle persone sui propri consumi, non sul reddito o sul patrimonio.
Un esempio serve a chiarire: nel 2015, gli italiani che si dichiaravano nullatenenti sono diminuiti dal 70% al 14%, dopo che dalla autodichiarazione si è passati al controllo oggettivo. Nel Sud i nullatenenti sono diminuiti dal 90% al 20%.
Applicando un analogo ragionamento, ci chiediamo come ci possono essere 5 milioni di poveri assoluti e soltanto 2,4 milioni di percettori del Reddito di cittadinanza. Urge un controllo oggettivo sulle autodichiarazioni dei poveri assoluti.
E’ altrettanto urgente verificare le dichiarazioni del premier Conte sulla riduzione del 60% della povertà assoluta. Non ci risultano statistiche ufficiali in questo senso.
La povertà è un problema serio e non può essere usata a fini propagandistici.
L’anno scorso Conte aveva raccontato che il 2019 sarebbe stato un anno bellissimo con il Pil, cioè la ricchezza prodotta dall’Italia, che sarebbe aumentato del 1,5%, invece, ci siamo schiantati allo 0,2%.
Se questo è un premier.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc