W l’Italia: La prima domenica del mese è per me sempre importante perché mi ricorda, di fatto e di opportunità, che nel nostro Paese ci sono tanti musei, ci sono persone che fanno migliaia di chilometri per venirci, e in questa domenica, da residente entro pure gratis.
In genere il gratis non mi piace, specialmente quando è da parte dello Stato, visto che poi è solo un metodo per ipocritamente farti credere che lo sia e c’è sempre qualcuno che, politicamente, ci guadagna dietro questa elargizione. Io sono un “fan” delle imposte dirette (quelle che sai di preciso dove vanno a finire) e preferirei, come in Usa, che i musei pubblici, quando sono gratuiti lo fossero dietro pagamento di un importo volontario per l’ingresso.
Ma questa domenica, oltre che per musei potrei anche andare a votare per il segretario del Partito Democratico. Basterebbe volerlo, preparare qualche euro di contributo e, zac, ti ritrovi tra gli elettori dell’attuale principale partito di opposizione. Quindi io sarei uno del Pd?
No, per votare non bisogna essere del Pd, ma solo voler votare. Sì, le chiamano primarie scimmiottando il nome di quelle famose in Usa, dove invece per parteciparvi bisogna essere iscritti alle liste elettorali pubbliche delle primarie del partito dell’Asino o dell’Elefante.
Qui, invece, non devi essere iscritto a nulla (neanche agli elenchi privati di questo partito) e ti ritrovi a poter scegliere il segretario di un partito che, magari, rappresenta il contrario di ciò che pensi. I vari leader parlando di grande espressione di democrazia… ma sarà che abbiamo studiato e fatto pratiche diverse, ma a me sembra una ulteriore manifestazione di scimiottamento della democrazia, anche populismo, dove le urla di un qualche tipo si sostituiscono alle regole.
Facile immaginare i brogli: anti-Pd che si mettono d’accordo (o vengono pagati per) e vanno a votare il candidato che scombussola i piani di qualche altro candidato… certo, questo potrebbe accadere anche dove voterebbero solo i membri di quel partito, ma sarebbe un po’ più complicato e costoso, dovendo prima fare alcune iscrizioni.
Questo, come si dice, ci passa il convento: e l’aspetto divertente è che uno dei partiti principali avversari del Pd, il Movimentno 5 Stelle di Beppe Grillo, viene accusato da quelli del Pd di non essere democratico perché fanno le loro scelte tra i loro aderenti esprimendo un voto online sui loro sistemi informatici. Bah! Come si dice: cencio dice male di straccio.
A noi i voti coi padroni delle piattaforme possono anche non piacere, ma sono comunque fatti loro. Ognuno al suo partito fa decidere i propri aderenti come ritiene più opportuno, anche magari ritenendo validi solo i voti di quelli che pisciano oltre cinque metri e/o facendoli votare solo quando pare e piace ai loro capi/padroni; o anche considerando men che zero gli iscritti alla propria organizzazione, visto che per scegliere il capo del Pd vota chiunque (e ci viene da pensare alle campagne di iscrizione, quando ci dicono che hanno bla bla milioni di iscritti… ma iscritti a che, visto che il capo lo decidono altri?).
Noi irriverenti non ci emozioniamo né per poter scegliere, senza esserne parte, il segretario di un partito, né se dovessimo votare online senza sapere chi controlla cosa e, come talvolta è avvenuto, che i risultati vengono annullati perché invisi ai padroni del software. Ci emozioniamo anche poco ad andare a votare lì dove siamo noi stessi, elettori italiani per scegliere i rappresentanti in questa o quell’altra istituzione, ma lo continuiamo a fare volentieri perché qualcosa conta, così come conterà per le prossime elezioni del Parlamento europeo a maggio.
Che rompicazzo che siamo? Può darsi. Ma preferiamo continuare a spaccare il capello in quattro anche dove ci viene richiesto di non farlo. Non solo, ma qualcuno dice che se non ci mettessimo a scrivere queste cose forse saremmo più attenti alle cose dei consumatori (ce lo scrivono anche sui forum del nostro web), perché così facciamo politica pro-Pd, anti-Pd, pro-M5S, anti-M5S, pro-Lega, anti-Lega (per citare solo i più presunti grossotti)… ma ci dispiace deludere tutti coloro che fanno e percepiscono politica come una cosa semplice, come un rutto o un urlo … la politica in democrazia non è una cosa semplice, è molto articolata e presume delle scelte di base condivise, con garanti e poteri in contrappeso, ragionamenti, regole uguali per tutte e informazione per farlo capire…. Sì, un po’ diverso dalla realtà di oggi. Ma forse è proprio per questo nostro convincimento nelle prassi di base del nostro essere cittadini, che poi riusciamo ad articolare proposte di difesa e di affermazione dei diritti, anche quelli dei consumatori.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc