Per svolgere al meglio il proprio mestiere i giornalisti devono saper integrare silenzio e parole.
La suggestione, prendendo spunto dal titolo del messaggio di papa Benedetto XVI diffuso martedì prossimo per la festa di San Francesco di Sales, patrono della categoria, è di monsignor Domenico Pompili, direttore dell’ufficio comunicazioni sociali della Cei. ‘Bisogna – ha detto a Bologna, intervenendo al convegno ‘Comunicatori all’opera’ organizzato dall’Ufficio regionale per le comunicazioni sociali emiliano-romagnolo – trovare strade per mettere insieme queste due dimensioni, che non devono essere viste come in contrapposizione tra loro. Alla fine vincerà chi saprà legare i due elementi’. Da un lato, infatti, chi si occupa di comunicazione ha bisogno del silenzio, ‘che evoca la lentezza, il pensiero e l’ascolto della realtà. Lo spazio che zittisce le chiacchiere, delimita il parlare e dà rilievo all’altro’. Senza ‘questa pausa’, il rischio è di ‘disorientarsi’ nell’epoca dei nuovi linguaggi. D’altro canto, però, le parole, e così la velocità e le nuove tecnologie, secondo Pompili, ‘vanno viste come risorse, di cui avvantaggiarsi. Sono note caratteristiche del nuovo millennio e consentono di avere uno sguardo sinottico. La velocita’ e’ cio’ che consente, ad esempio, guardando un panorama, di coglierne tutti gli elementi’.