"Non si può essere pagati 4 euro ad articolo e, come sovrapprezzo, finire sotto scorta". E’ il messaggio che sarà lanciato in un sit – in di giornalisti precari e freelance, indetto per non lasciare solo Giovanni Tizian, cronista precario che da un mese è sotto scorta per le sue inchieste sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta e camorra a Modena e nel nord Italia. Si danno appuntamento davanti a Montecitorio per il 26 gennaio alle ore 14 i giornalisti provenienti da tutta Italia all’insegna dello slogan: "Giornalisti senza tutele : altro che casta". E’ questo il nome del comitato promotore di cui fanno parte i giornalisti freelance, autonomi e parasubordinati di Stampa Romana e del coordinamento precari "Errori di stampa" di Roma. "Siamo tutti Giovanni Tizian. Noi giornalisti senza contratto e invisibili non siamo una casta, come molti credono, nè dei privilegiati, come ci ha definito un mese fa anche il Ministro del Lavoro Elsa Fornero" dicono gli organizzatori in una nota. Il caso di Giovanni Tizian aggrava la situazione già ampiamente denunciata negli ultimi anni di un’informazione minacciata dai poteri forti e dalle mafie. Nel 2008 Angela Corica, allora 23enne cronista per il quotidiano Calabria Ora da Cinquefrondi (Rc), subi’ una pesante intimidazione: qualcuno le sparo’ 5 colpi di arma da fuoco contro l’automobile parcheggiata davanti alla sua abitazione. I suoi articoli erano retribuiti 4 centesimi a riga. Gli autori dell’attentato non sono mai stati identificati. Rosaria Malcangi e’ un’altra cronista locale vittima di un’intimidazione dinamitarda in Puglia.
Durante il presidio ci saranno interventi dei gruppi di giornalisti che aderiscono all’iniziativa e tutti si prenderanno per mano come dimostrazione visibile di una ‘scorta’ simbolica per i colleghi minacciati. "No alle mafie, no allo sfruttamento" e’ un altro dei temi della manifestazione. A mettere in pericolo la liberta’ di stampa in Italia non e’ soltanto la criminalita’ organizzata ma anche la mancanza di tutele per chi non e’ garantito da un contratto. Stanchi di lavorare per pochi centesimi o pochi euro, i giornalisti freelance chiedono al Parlamento che venga approvata subito la legge sull’equo compenso. Si tratta della proposta di legge Moffa, gia’ passata dalle commissioni Cultura e Lavoro della Camera, che vincola l’assegnazione di contributi pubblici all’editoria a quelle testate che non sfruttano i collaboratori. I giornalisti chiedono che si metta un freno alla "deregulation selvaggia di questi anni". Lo scorso giugno Pierpaolo Faggiano, collaboratore di una testata locale, si e’ suicidato: a 41 anni veniva ancora pagato soltanto 6 euro a pezzo.
"Da sud a nord il mercato dell’editoria si regge sullo sfruttamento: lo dimostrano le cifre – si legge nel comunicato – Il giornalismo italiano ha cambiato faccia: gli autonomi e i precari sono ormai piu’ numerosi degli assunti, oltre 24 mila rispetto a 19 mila. Le nostre firme sono sulle principali testate italiane, contribuiamo per oltre il 50% alla realizzazione di quotidiani, periodici, radio, tv, online: eppure siamo quasi tutti sottopagati, senza tutele e sotto il ricatto di perdere il lavoro".
Il sit in e’ una tappa della campagna "Io mio chiamo Giovanni Tizian" – promossa dall’associazione daSud ed e’ in sintonia con la maratona "Altrochecasta", organizzata il 22 gennaio a Occupy-Liberazione."Il precariato sottopagato non e’ piu’ limitato al "periodo di prova" – concludono gli organizzatori – può invece durare una vita intera, privandoci di un presente dignitoso, rubandoci i sogni, le prospettive di un futuro e a volte anche la dignità personale, prima che professionale". Per info e adesioni: 26gennaio@gmail.com.