Il 2011 è stato un anno grigio per la libertà di stampa e per il lavoro dei giornalisti nei 179 Paesi del mondo, secondo l’ultimo rapporto di Reporter senza Frontiere, rese noto oggi. L’organismo internazionale bacchetta in particolare le grandi democrazie, dove la situazione e’ peggiorata nel corso dell’ultimo anno, come negli Stati Uniti, che dal 20/o posto della classifica 2010 precipitano al 47/o nel 2011. L’Italia è 61/a, la Francia è al 38/o posto. Mentre Finlandia e Norvegia confermano il loro primo posto ex aequo, in Europa sono la Bulgaria (80/a) e la Grecia (70/o) a occupare le peggiori posizioni. Comincia a migliorare la situazione in Tunisia (134/o), mentre l’Egitto, che ha conosciuto numerose violenze ai danni dei giornalisti, perde 39 punti nel 2011 (166/o). Il ‘trio infernale’ resta composto da Eritrea, Turkmenistan e Corea del Nord. Nei primi 10, dopo Finlandia e Norvegia, risultano in ordine: l’Estonia e l’Olanda, L’Austria, l’Islanda e il Lussemburgo, la Svizzera, per la prima volta il Capo Verde, il Canada. Negli ultimi dieci posti della classifica figurano invece: il Sudan, lo Yemen, il Vietnam, il Barhein, la Cina, l’Iran, la Siria, il Turkmenistan, la Corea del Nord, e ancora l’Eritrea all’ultimo posto. Per quanto riguarda l’Italia ‘che ha ancora circa una dozzina di giornalisti sotto protezione – si legge nel testo di RSF -, con le dimissioni di Silvio Berlusconi ha da poco voltato la pagina del conflitto di interesse. Cio nonostante – prosegue l’organismo internazionale per la libertà di stampa – il basso posizionamento in classifica porta ancora i segni del vecchio governo, soprattutto per il nuovo tentativo di introdurre una legge bavaglio e per l’intenzione di filtrare arbitrariamente i contenuti della Rete’.