Il giorno più lungo di Alessandro Sallusti ha inizio nella redazione milanese de "il Giornale" dove il direttore ha passato la notte e dove, intorno a mezzogiorno, gli agenti della polizia giudiziaria insieme con quelli della Digos si sono presentati per notificargli il provvedimento di espiazione della pena presso il domicilio del Tribunale di Sorveglianza e l’ordine di esecuzione della Procura di Milano. Sallusti, sotto gli occhi delle telecamere, ha salutato rapidamente i giornalisti, ha indossato la giacca ed è uscito scortato dai poliziotti che lo hanno accompagnato nell’abitazione della sua compagna Daniela Santanché per scontare una condanna a 14 mesi per diffamazione.
Pochi minuti dopo il direttore, come aveva ripetutamente annunciato, è uscito ed è stato bloccato dagli agenti sull’uscio di casa, e arrestato in flagranza per evasione. Condotto negli uffici della Digos in Questura, verso le 13.50 il giornalista è stato accompagnato a bordo di un’auto civetta della polizia in Tribunale per l’udienza di convalida dell’arresto e il processo per direttissima. Processo che è stato fissato al 6 dicembre prossimo dopo che Ignazio La Russa, ritornato negli "amati panni di avvocato" affiancando il difensore Valentina Ramella, ha chiesto i "termini a difesa".
Il giudice Carlo Cotta ha convalidato l’arresto disponendo per il direttore gli arresti domiciliari nella medesima abitazione di Milano con il parere favorevole del Pm Piero Basilone. La difesa si era rimessa al giudice In un palazzo di giustizia oramai chiuso, dove sono arrivati per portare la loro solidarietà Vittorio Feltri, Filippo Facci, Tiziana Maiolo e Annamaria Bernardini De Pace, i giornalisti sono stati tenuti lontani dall’aula dai carabinieri su disposizione del Procuratore capo Edmondo Bruti Liberati che ha anche imposto loro di non filmare né di fare fotografie, annullando ogni eventuale permesso già accordato.
Poco dopo le 16, il giornalista è stato condotto nell’abitazione in zona San Vittore della Santanché, dove si è formalmente impegnato a rimanere rispettando le prescrizioni contenute nel dispositivo che sono poi le stesse (due ore tra le 10 e le 12 di "libera uscita" e possibilità di ricevere le visite solo di congiunti e conviventi) del provvedimento di espiazione della pena presso il domicilio relativo alla condanna per diffamazione. Nelle prescrizioni non rientrano le telefonate, l’uso della posta elettronica e di altri strumenti di comunicazione, fatto questo che, almeno in teoria, potrebbe permettere a Sallusti di poter continuare a svolgere il suo lavoro di direzione del quotidiano di via Negri.
"Il direttore in aula ha rivendicato il suo gesto come azione a valenza culturale contro la Legge sulla diffamazione a mezzo stampa, cosciente del rischio di venire arresto" ha spiegato La Russa sottolineando che "non ha mai pensato di evadere per rendersi latitante, ma per andare a costituirsi nel carcere di San Vittore", aggiungendo che Sallusti "ha espresso la speranza che venga accolta l’istanza di revoca dei domiciliari perché preferirebbe scontare la pena per diffamazione in carcere". L’istanza era stata depositata questa mattina dall’avvocato Ramella.
Per quanto riguarda il processo per evasione che si celebrerà il 6 dicembre prossimo, La Russa ha spiegato che si tratta di un "reato difficile da immaginare anche se devo ammettere che è pacifico che oggi il direttore abbia contravvenuto agli obblighi che aveva". Nel frattempo, come da prassi, la Procura trasmetterà gli atti relativi all’evasione di Sallusti al giudice di sorveglianza Guido Brambilla, che sarà anche chiamato ad esprimersi in merito all’istanza di revoca dei domiciliari.