Libera discussione su Fb…
Fabio Mazzeo
Mi inserisco nel dibattito sulla povera D’Urso (non di portafoglio ma di qualità) e sulla utilità o meno dell’abolizione dell’Ordine dei giornalisti, stimolato da un post di Vincenzo Bonaventura, che non solo è maestro di giornalismo, ma una delle migliori persone con le quali mi sia confrontato negli ultimi anni e che ringrazio per avermi fatto capire, involontariamente, che non era il caso facessi ingresso in politica. Quanto scrivo vorrei arrivasse ai colleghi impegnati da sempre, e li ringrazio, nell’ordine o nel sindacato e quindi cito Rosaria Brancato. Concetto Mannisi, Gisella Cicciò e dimentico altri presenti su facebook ma che si spendono molto per tenere alta la dignità del mestiere. In passato ho votato per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti. Non so se lo rifarei, perchè ho mutato nel tempo alcuni convincimenti. Eliminare l’ordine perchè da decenni governato da persone poco rappresentative non è la soluzione a tutti i problemi, semmai solo a quello di non avere quei vertici. Oggi credo che un Ordine dei giornalisti autorevole sarebbe utile alla categoria e al giornalismo italiano e il caso della D’Urso è emblematico. Perchè nell’informazione di oggi, quello che toglie credibilità ai giornalisti non è il non sapere fare le domande, vero discrimine assurdo tra chi ha un tesserino e chi non lo possiede; in questo senso è ovvio che tutti possono essere giornalisti. Quello che disgusta del finto giornalismo della D’Urso è la selezione degli ospiti. Nella scarsa cultura dilagante, la disperazione che mi assale non arriva mai dalla domanda dell’intervistatore (giornalista con tesserino o meno), che per quanto possa essere stupida rimane morta. Io sono avvilito dalla qualità delle persone chiamate a dare risposte. La D’Urso è pessima non per le sue domande, spesso cretine; è pessima perchè ospita persone pessime, che non possono che avere risposte pessime. In base a questo ragionamento, capirete che io più che per l’abolizione dell’ordine dei giornalisti, sarei per la creazione di un albo degli ospiti. e non basterebbe certo l’esame con un tema e un paio di domandine di cultura generale. Per essere iscritto all’ordine degli ospiti dovrebbe essere necessario dimostrare di leggere almeno un paio di quotidiani, i settimanali, almeno un libro la settimana e di essere capace di un confronto con la realtà. di un dialogo con la gente. L’ospite dovrebbe insomma essere una persona che conosce le cose di cui parla e che possessore di buonsenso, quella cosa ormai ignota alla categoria ignobile degli autori televisivi.
di Bernardo Forteza
Vorrei ricollegarmi al brillante post di Fabio Mazzeo, il giornalista messinese, che ironizza con sottile sarcasmo sulla istituzione di un Albo degli ospiti televisivi, disprezzando il pessimo giornalismo televisivo della D’Urso. Per iscriversi all’albo, secondo Mazzeo, bisognerebbe dimostrare di leggere almeno un paio di quotidiani, settimanali, almeno un libro la settimana.
Raccogliendo il profetico invito dell’ispirato giornalista, vorrei rilanciare proponendo l’istituzione di una serie di nuovi Albi.
Per iniziare quello dei “Buoni Amministratori”, al quale iscriverei immediatamente tutti i componenti della giunta di Accorinti. Si tratta di tutte quelle persone animate di buoni propositi, di una visione, di ideali superiori e grandi idee che poi, alla prova dei fatti, una volta eletti, si arenano nei meandri della burocrazia, sempre meno schiava della politica, concludendo meno di un fico secco anche perché non sanno come si scrive un provvedimento amministrativo o perché credono che l’istituto della perenzione sia un modo controllato per passare a miglior vita.
Poi ci vorrebbe anche un albo per i “giornalisti non compromessi”. Questo invece sarà popolato per esibizione di titoli inversi. Bisognerà non aver mai avuto incarichi presso uffici stampa politici, e non aver servito questa o quella fazione durante le elezioni con appoggi di una certa opacità con l’aspettativa di un posto in giunta.
In ultimo l’albo dei “giornalisti marchettari”. Agli iscritti, un premio al miglior punteggio, acquisito sul campo con articoli di indirizzo politico, più o meno mascherati da redazionali, ma smascherati dalle successive scelte di carriera, ottenendo la direzione di un ufficio stampa di partito. Interessati presentino domanda di iscrizione a Roma, ufficio stampa del PDL.