di Roberto Malini
Le vignette sono una forma di comunicazione creativa che fa parte della storia della cultura umana. La storica dell’arte Carol Morganti mi ricordava ieri la figura del vignettista Giuseppe Scalarini (Mantova, 29 gennaio 1873 – Milano, 30 dicembre 1948) uno dei principali caricaturisti e disegnatori satirici italiani, anticapitalista e pacifista, ferocemente perseguitato dai fascisti. Il rispetto della satira è il termometro della civiltà e della libertà e quando, in seguito alla strage nella redazione di Charlie Hebdo, ho letto e sentito pareri di artisti, giornalisti e intellettuali che si accanivano non nei confronti degli assassini, ma contro gli autori delle vignette su Maometto, si è rafforzata la mia convinzione che gran parte degli italiani abbia dimenticato il valore e l’importanza di pensare e vivere liberamente. Fare satira sui potenti, sui leader politici, sulle ideologie e le religioni non significa mancare di rispetto ad alcuna di queste entità, ma – al contrario – significa dedicare a esse il frutto del proprio talento, della propria arguzia, del proprio spirito libero e critico. Cinque anni fa ho conosciuto il grande fumettista e autore satirico ebreo americano Art Spiegelmann, un artista che attraverso la caricatura denuncia le ingiustizie che avvengono nel mondo ed educa i giovani alla memoria e al rispetto dei diritti umani. Mi ha dedicato una "vignetta" che conservo gelosamente. Mercoledì 25 febbraio torna nelle edicole francesi Charlie Hebdo. La nuova copertina simboleggia il terrore e il dolore che caratterizzano il nostro tempo ed è rossa come il sangue delle vittime dei fanatici attentatori. Il titolo è "C’est reparti!" (Si ricomincia!). L’uscita della rivista va salutata con partecipazione e amore, perché non contiene "solo" vignette. Contiene il piccolo spazio di libertà che si restringe sempre intorno a noi e dentro di noi.