E’ stata approvata la legge sull’editoria: 300 milioni di euro ogni anno che -promettono- saranno più mirati e trasparenti. Al suo interno finiscono i soldi che oggi vengono dati a pioggia un po’ a tutti: quotidiani e periodici (157,9 milioni nel 2016), emittenza locale (48,1 milioni) e -UDITE UDITE- anche 100 milioni del canone Rai, nel caso in cui il pagamento in bolletta porti un gettito superiore all’anno scorso; mentre le concessioni pubblicitarie daranno un contributo di 0,1% sul loro reddito annuo.
Ma ci vorrà un decreto del Governo entro sei mesi perchè tutto entri in funzione, specificando i beneficiari. Quindi aspettiamoci delle belle, anche perchè è prevista la fine dei contributi ai giornali di partito (chi si dà le martellate in testa?), anche se ci sono delle scappatoie che potrebbero far rientrare dalla finestra quello che e’ uscito dalla porta: tra i beneficiari sono previsti: cooperative giornalistiche; enti senza fini di lucro; giornali delle minoranze linguistiche, per non-vedenti e ipovedenti e per gli italiani all’estero, oltre alle pubblicazioni di associazioni di consumatori… sì, proprio loro, i cosiddetti paladini dei cittadini che fanno parte dei mantenuti dal Ministero dello Sviluppo Economico, le cui pubblicazioni -a parte chi fa anche l’editore (Altroconsumo)- sono note perchè inesistenti sul mercato. Il mercato, per l’appunto. E’ su questo che poniamo l’attenzione e facciamo una domanda: perche’ lo Stato deve finanziare delle pubblicazioni o delle trasmissioni che non riescono di per sè ad avere lettori e spettatori? Noi potremmo capire l’aiuto pubblico per la promozione di iniziative e pubblicazioni esistenti, ma restiamo perplessi di fronte al finanziamento di per sè: spesso è la fonte principale (se non unica) di introito economico, e non e’ detto che si tratti di attivita’ editoriali che trovano difficolta’ nell’ambito del mercato, ma -piuttosto- attività che si parlano fra di loro. Ma forse noi siamo solo sognatori, di un mondo e di una economia dei cittadini per i cittadini, che aiuti e premi gli operosi e non gli amici degli amici.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc