Tg delle ore 13,30 di una domenica (oggi), ora di punta. Qual è la prima notizia? Il Festival di Sanremo. E poi le altre. Ma la prima è la prima, anche molto accurata e lunga. Poi ci sono quelle del missile della Corea del Nord, delle vicende del maggiore partito italiano (PD), delle vicissitudini della Sindaca di Roma, della violenza sui treni pendolari, delle balene spiaggiate in Nuova Zelanda, etc… insomma, a parte alcune legate alle vicende italiane, per il resto quasi tutta roba riciclata dalla carta stampata o dei giorni scorsi che, ironia del mezzo, viene anche fatta vedere in video come se un titolo di giornale fosse di per sè la notizia. Per carita’, non pretendiamo che la nostra tv di Stato sia la Bbc o la Cnn o France24, ma almeno provarci. Non bisogna parlare del Festival di Sanremo? Ovviamente crediamo che bisogna parlarne, ma nutriamo piu’ di un dubbio sul fatto che sia, alle 13,30 di domenica 12 febbraio, la notizia più importante al mondo dall’ottica italiana. Il dubbio ci nasce solo da un fatto: la tv di Stato è pagata da noi contribuenti per informarci e -sarà perchè siamo fatti male?- non riusciamo a comprendere perche’ con tutto quello che accade nel mondo, debba essere la notizia a cui dare il maggiore rilievo. O meglio, lo comprendiamo, ma non siamo d’accordo: c’è l’audience, ci sono i contratti pubblicitari che vanno a ritroso e/o motivano le scelte editoriali. Cioè tutto quello che motiva un’emittente che vive delle sue capacità di produrre utili per decidere di fare una scelta piuttosto che un’altra. Ma qui stiamo parlando della tv di Stato, quella che tutti noi contribuenti paghiamo perchè ci informi, quella che proprio l’altro giorno ha registrato un record di incassi grazie al nuovo metodo di esazione del cosiddetto canone/abbonamento. Quella tv che gli italiani vorrebbero privata ma che invece continua ad essere foraggiata da una imposta che la rende in smaccato abuso di posizione dominate con gli altri attori del panorama televisivo (a cui, ovviamente, vengono anche elargite delle briciole grazie alla legge sull’editoria che si alimenta anche dal canone). Noi siamo molto preoccupati. Il nostro Paese e l’Unione Europea sono in condizioni critiche e, come nelle democrazie che vogliono esser tali, l’informazione ha un ruolo principale e determinante. Gli investimenti, i palinsesti e le scelte redazionali, invece, non cercano di portare i nostri media di Stato a competere nel mondo, ma solo a far godere gli indici di ascolto di una canzone italiana che esiste solo nella testa di alcuni giornalisti e contabili del rapporto audience/pubblicità. Eppure, ci avevano detto del ruolo internazionale che, grazie al ripianamento della cronica evasione del canone, avrebbero avuto i nostri media…. Ci avevano detto. Per l’appunto. Ribadiamo che, anche e soprattutto di fronte a questo sciupìo di professionalità e di denaro, parzialmente risolti i problemi di evasione dell’imposta di finanziamento, è il caso di rimettere in discussione tutto. Ora o mai più.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc