“E’ assolutamente necessario fare chiarezza su una battaglia sacrosanta che tuttavia deve essere condotta davvero senza pregiudizi o strumentalizzazioni. Che sul web e sui social network si debba lavorare per mettere ordine tra verità e falsità è ovvio, ma se tutto questo viene declinato in funzione anti russa si finisce per avere una toppa che sarà peggio del buco. E’ un aspetto da non sottovalutare perché ultimamente c’è un vento strano che mira a bollare come quasi criminoso e mistificatorio l’uso dell’informazione da parte della Federazione Russa sia in patria che all’estero, un modus operandi addirittura paragonato in sede europea alla propaganda dell’Isis. Ecco, sulla manipolazione dell’informazione per fini politici, economici e militari forse si dovrebbe aprire un libro che chiamerebbe in causa anche quei Paesi che oggi si ergono a paladini della battaglia contro le fake news e che magari in passato le armi chimiche se le sono anche inventate pur di poter fare qualche guerra qua e là”.