Un paio di decenni fa ci si chiedeva come la Rete avrebbe cambiato il mondo dell’informazione; oggi, la stessa domanda si pone nei confronti dell’Intelligenza Artificiale, che di per sé rappresenta un superamento del giornalismo: non è solo in grado di documentare la realtà, ma in un certo senso di crearla. Eppure, pur di fronte a queste novità, non manca di manifestarsi una vera e propria crisi dell’informazione.
«Una comunità ben informata è uno dei pilastri di una società democratica. Non è un caso che il periodo di divisioni, di rabbia e di confusione che stiamo vivendo in tutto il mondo corrisponda a un declino dell’informazione necessaria a mantenere le comunità informate e coinvolte». Parole incisive, che descrivono in maniera puntuale la crisi dei media tradizionali e delle democrazie occidentali, pronunciate da Arthur Gregg Sulzberger, editore del New York Times, che si è recentemente espresso così sulla situazione dei media e dell’informazione in generale. Ma perché si parla di crisi dell’informazione? Certamente i cambiamenti avvenuti nella fruizione da parte dei cittadini sono enormi.
La vendita dei quotidiani è in declino dagli anni Novanta
Negli anni Ottanta si contavano oltre 6 milioni di copie cartacee vendute ogni giorno. Già 10 anni fa, invece, erano sotto i 4 milioni (Rapporto FIEG 2013). La vendita dei quotidiani nel 2019 era di circa 2,5 milioni di copie al giorno nel Paese, tra quotidiani locali e nazionali. Nel 2022 la vendita cala di circa 500mila copie (496.302). Per i settimanali, le vendite in quattro anni sono calate di quasi un milione di copie, mentre per i mensili sono state vendute più di 720mila copie in meno. Dal 2019 al 2023 le copie complessive sono diminuite del 32,8%. Nel periodo considerato le copie cartacee hanno visto una flessione del 37,2%, mentre le copie digitali sono cresciute del 13,9%. E sempre nel periodo 2019-2023, la crisi ha investito più i quotidiani a diffusione nazionale (-33,4%) anziché i quotidiani locali (-32% copie vendute). Prendendo in esame i dati di vendita di Avvenire, Corriere della Sera, Il Messaggero, la Repubblica e La Stampa, dal 2019 al 2023, si osserva che le copie cartacee vendute quotidianamente in quattro anni segnano una flessione del 38,8%. Le copie digitali vendute ogni giorno segnano invece un +22,4% (dati ADS-Agcom).
L’informazione, dalla carta stampata ai Social Network
I Social Network si usano sempre più spesso per accedere alle notizie. Secondo il Digital News Report 2023, tra gli utenti che hanno usato i Social Network per le notizie nell’ultima settimana, il 28% lo ha fatto tramite Facebook; il 20% ha usato YouTube, il 16% WhatsApp, l’11% Twitter, e poi Messenger (6%), TikTok (6%), Snapchat (2%). Per quanto riguarda il nostro Paese, sempre secondo i dati del Digital News Report 2023, il 70% degli utenti interpellati ricerca le notizie online. Il 69% degli utenti italiani ha come fonte la televisione, mentre il 42% degli utenti usa i Social media. La carta stampata, infine, è una fonte di informazione per il 16% degli utenti. In Italia, al primo posto tra i Social Network utilizzati per diffondere le notizie c’è Facebook (lo usa il 44% di chi condivide le notizie online); seguono WhatsApp (27%), Instagram (20%), YouTube (19%), Telegram (9%), TikTok (8%). La fiducia resta ancora una materia più complicata di un semplice tweet o di un video virale. Il più alto grado di fiducia da parte degli italiani viene espresso, infatti, nei confronti di Ansa (78%). Il 71% giudica affidabile Sky Tg24, il 69% Il Sole-24Ore, la stampa locale (66%), il Corriere della Sera (63%), Rai News (63%), il Tg di La7 (63%). Nonostante sia tra le fonti più consultate dagli utenti, Fanpage raccoglie solo il 42% di opinioni positive.
La carta stampata è una fonte di informazione per il 16% degli utenti, il 69% usa la televisione, il 42% i Social media
Al momento, l’impiego dell’IA nel giornalismo riguarda il giornalismo automatico (Automated journalism), ove i giornalisti vengono sostituiti da algoritmi, e il Giornalismo NLG (Natural Language Generation), che consiste nell’assistenza ai giornalisti nella scrittura. Ad oggi, si fa uso dell’IA nelle redazioni soprattutto per velocizzare i flussi redazionali automatizzando funzioni come le trascrizioni e le traduzioni, per facilitare la creazione di contenuti basati su dati e statistiche, per profilare i lettori e personalizzare l’esperienza degli stessi al fine di incentivare le adesioni agli abbonamenti online. Ma nel futuro, l’impiego dell’IA modificherà in maniera sempre più incisiva il ruolo del giornalista nelle redazioni. Secondo Alessia Pizzi, giornalista e consulente dell’Osservatorio sul giornalismo digitale, all’interno dell’ODG nazionale, «Ci sono vari tipi di attività e strategie attuabili con l’Intelligenza Artificiale a seconda degli obiettivi aziendali e per i giornalisti si pensa ad un ruolo tutto nuovo (e necessario) come supervisori e conoscitori degli strumenti. Non solo i giornalisti dovranno dimostrare, o quantomeno confermare, che se le attività più noiose possono essere delegate alla macchina, il genio creativo dell’essere umano può sbizzarrirsi e concentrarsi sull’originalità del contenuto per fornire ai propri lettori quel contatto umano che naturalmente la macchina non può offrire. Insomma, l’IA potrebbe risolvere alcuni problemi delle redazioni, non crearne altri».
L’Italia è 46esima nel World Press Freedom Index 2024, nel 2023 era 41esima
In conclusione, se attraverso i Social network, possono diffondersi notizie prive di controllo o autorevolezza, oppure ripetitive, che confermano il punto di vista del fruitore anziché ampliarne le prospettive dialettiche, è pur vero che il 34% degli italiani posta e condivide notizie attraverso i Social. Siamo già di fronte a una realtà rispetto alla quale si può rispondere solo con l’autorevolezza e la riconoscibilità delle fonti. I dati illustrano che, a fronte di una caduta libera nella vendita delle copie cartacee, cresce la vendita di copie e abbonamenti online delle testate tradizionali. Negli anni, per la carta stampata, i danni maggiori avvengono quando la credibilità viene barattata con tentativi di rincorrere utenti e visualizzazioni online, invece di puntare sulla qualità delle redazioni e dei contenuti online, gli unici dati in crescita degli ultimi anni. Si conferma, inoltre, la fiducia degli italiani in testate solide come Ansa, Sky Tg24, Il Sole-24Ore, la stampa locale, il Corriere della Sera, Rai News, il Tg di La7. Puntare sull’autorevolezza è una strada necessaria in un momento storico di infodemia e doomscrolling. L’Italia è 46esima nel World Press Freedom Index 2024, perdendo 5 posizioni rispetto al 2023, quando era 41esima: che sia questo un punto di partenza per migliorare la qualità del nostro sistema giornalistico, indipendentemente dai mezzi e dagli sviluppi tecnologici.
Roberta Rega, ricercatrice dell’Eurispes