Il giornalista Giorgio Bernardelli ha presentato l’esperienza di Neve Shalom Wahat al-Salam. L’assessore Paolo Bianchi: “Alla fiaccolata di domenica 19 la proposta di un villaggio in cui da 50 anni si sperimenta una convivenza pacifica. Insieme a Rho aderiscono diciassette Comuni”…
In un quadro di violenza che “continua a distruggere anche quando non c’è più nulla da distruggere”, la sera del 10 gennaio al Tourist Infopoint il giornalista Giorgio Bernardelli ha aiutato a comprendere la situazione di Gaza e gli sviluppi del conflitto israelo palestinese aprendo gli incontri dei “Percorsi di pace” organizzati da Comune di Rho, Caritas Cittadina e Consiglio cittadino Migranti. E ha ricordato che una possibilità di vita pacifica tra i due popoli esiste e da 50 anni è già realtà al villaggio Neve Shalom Wahat al-Salam, di cui la prossima settimana Rho accoglierà due rappresentanti.
“Si respira un clima da dopoguerra – ha spiegato il direttore di Asia News – Eppure si continuano a seminare morte e distruzione. Più di una voce vede vicino un accordo di cessate il fuoco e sembra che tutto avverrà entro il 20 gennaio, giorno dell’insediamento del presidente americano Donald Trump. Si parla di 46mila morti, una ecatombe, e resta aperto il dramma degli ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023: non si hanno notizie certe di 94 dei 230 catturati da Hamas. Sul tavolo delle trattative in Qatar c’è una lista con 34 nomi. Una ferita profondissima per Israele: le famiglie sentono di essere state abbandonate da un governo che fino all’inizio di questa guerra era pronto a salvare ogni singolo cittadino israeliano. Se qualcuno uscirà vivo, potrà raccontare le pagine meno nobili di questa campagna militare”.
Il quadro non è certo incoraggiante. “C’è la sensazione – ha detto Bernardelli – che il conflitto si avvii a conclusione per inerzia, perché gli obiettivi militari di Israele sono stati raggiunti e Gaza è in macerie. Il grande antagonista di Israele, l’Iran, esce indebolito: il leader di Hamas è stato ucciso in quel Paese, i quadri di Ezbollah sono stati annientati con l’esplosione dei cercapersone, anche Yahya Sinwar (capo militare di Hamas) è stato liquidato. Oggi l’Iran è più debole nello scacchiere mediorientale e lo si è visto nella vicenda di Cecilia Sala, della cui liberazione tutti siamo grati. L’Iran ha bisogno di interlocutori per uscire dall’angolo e ha dimostrato buona volontà verso l’Italia che mantiene forti rapporti diplomatici con Teheran”.
Bernardelli ha poi esaminato la situazione della Siria, con il ritorno dei sunniti al governo a Damasco, e la posizione del presidente turco Erdogan, artefice della caduta di Assad: “Con la Siria rientrata in gioco e il Libano che ora ha un nuovo presidente, si disegna un equilibrio che mancava. E’ la pace dei vincitori, alla vigilia del 20 gennaio, si prospetta una pax trumpiana, finita l’agonia inconcludente del tentativo di mediazione di Biden. Gli Emirati Arabi Uniti lanciato segnali di disponibilità ad amministrare la Striscia di Gaza temporaneamente; Benjamin Netanyahu, per il quale il 7 ottobre è stato un disastro politico e il cui governo decadrà appena siglata la pace, cadrà ancora in piedi perché non esiste al momento una leadership alternativa e moderata in Israele. Gli insediamenti in Cisgiordania proseguono a ritmo incalzante e Hamas non ha una guida forte. Trump rispolvererà la pace degli immobiliaristi, già presentata a gennaio 2020. Oggi il meccanismo dei due Stati per due popoli è ancora meno praticabile poiché la guerra ha allontanato le due comunità che vivono su quella terra. La soluzione può essere un unico Stato binazionale: i due popoli dovranno trovare la strada per vivere insieme”.
In questo quadro appare fondamentale l’esperienza di Neve Shalom What al-Salam dove da mezzo secolo israeliani e palestinesi vivono fianco a fianco con pari dignità e diritti e sono anche pari numericamente: il numero di famiglie arabe è uguale a quello delle famiglie ebree. Il villaggio è frutto della intuizione del padre domenicano Bruno Hussar, nato al Cairo in terra araba, in una famiglia ebraica non praticante, vissuto Francia e cittadino israeliano. Si trasferì nel 1973 in una baracca, là dove si verificarono terribili eccidi nella guerra del 1948, per attuare il suo progetto visionario poi diventato realtà. La scuola è bilingue e bi-identitaria, educa alla conoscenza reciproca, con insegnanti arabi e israeliani sempre in coppia, per scardinare le visione ideologiche che separano. “Le guerre finiscono – ha concluso Bernardelli – Inizia il momento di ricostruire e creare fiducia. NSWAS sarà in prima linea, per dar vita a qualcosa di più duraturo. A moderare sarà Trump, purtroppo l’Europa oggi non ha peso e il mantra che ripete, due popoli e due Stati, non ha più senso. Mina vagante è il fattore Erdogan e la memoria dell’orrore dovrà essere gestita. In uno Stato binazionale le due identità andranno rispettate e tutelate. A NSWAS sanno bene che tutti hanno un motivo per odiare, da ogni parte, ma ci fanno i conti e cercano soluzioni per andare oltre il trauma di ciascuno”.
A concludere l’incontro, che ha visto un ampio dibattito con il pubblico presente, l’assessore alla Pace Paolo Bianchi: “Ripartiamo da qui, dal dolore che le famiglie degli ostaggi e la popolazione di Gaza stanno vivendo. Rielaborarlo, trovare una visione che guardi al futuro può essere la scintilla di una convivenza pacifica tra i due popoli. L’esempio del villaggio NSWAS può essere forse l’unica modalità per superare il dolore incrementato da questi mesi di guerra. Siamo lieti di poter accogliere il 19 gennaio Shireen Najjar e Dorit Alon Shippin insieme con Giulia Ceccutti della Associazione Italiana NSWAS che racconterà l’impegno portato avanti nel nostro Paese. Primo appuntamento sarà sabato 18 gennaio alle ore 20.30, all’Auditorium Maggiolini di via De Amicis 15, per il concerto per la pace con cori e danze da tutto il mondo organizzato dal Consiglio Migranti. Domenica 19 dalle ore 15.00, all’Auditorium Padre Reina, “Parole e canti di pace: giochi, letture, laboratori per bambini e famiglie” e dalle 18 la fiaccolata che partirà da Piazza San Vittore, dove confluiranno anche Sindaci e rappresentanti di diciassette Comuni. Al termine interverrà a nome di tutti il Sindaco Andrea Orlandi e sarà srotolata una enorme bandiera arcobaleno, di 12 metri per 10 metri, che rappresenterà il desiderio di pace di tutti noi”.
Nella foto Giorgio Bernardelli e Paolo Bianchi