Prime time, riesplodono le tensioni tra i partiti, ma senza rubare la scena al Covid. Conte “a reti unificate” contro Salvini e Meloni. Tg4 e lo “schiaffo dell’Europa”…
I Tg dal 6 al 10 aprile – La settimana appena passata è stata caratterizzata dal riesplodere delle tensioni tra i partiti. Gli scontri, già accesi martedì attorno al Cura Italia ed al nuovo decreto per le imprese da 400 miliardi, si fanno al “calor bianco” dopo l’esito del vertice europeo, e si consumano in “diretta nazionale” con l’intervento del premier Conte che, di fronte ad un pubblico di oltre 10 milioni di telespettatori, ha accusato Meloni e Salvini, di “dire falsità”. La gravità di questi scambi, che portano persino Mentana a commentare che avrebbe «volentieri non mandato in onda» quella parte del messaggio, non hanno però al momento modificato l’impostazione dei Tg, con le aperture che restano fisse (30 su 35) sui bollettini della Protezione civile, i cui trend in calo fanno ben sperare. Il ritorno della politica dei partiti ottiene solo 10 presenze nei titoli. Mediaset, sembra procedere su un doppio binario, con la testata di Rete 4 che è l’unica a demolire l’operato del Governo e a sostenere gli attacchi di Meloni e Salvini, e il Tg diretto da Clemente Mimun che risulta assai più conciliante, forse sulla scia delle posizioni di Forza Italia.
Anche sul tema dell’Europa, su cui si sono consumati gli scontri politici più accesi, non si manifestano prese di posizione particolarmente critiche. Il “fallimento” senza se e senza ma del vertice europeo rimane appannaggio dell’opposizione, e non dei Tg. L’unica voce veramente polemica anche in questo caso è quella di Tg4 che, dopo aver derubricato i decreti del Governo a “promesse non mantenute”, venerdì apre sullo “schiaffo dell’Europa” al nostro Paese. Tg4 offre comunque spazio a chi, come il deputato Iv, Gennaro Migliore, rifiuta questo giudizio, invitando a distinguere tra i risultati già ottenuti dalle Istituzioni dell’Unione, e il lavoro che ancora manca. Comunque, l’effetto complessivo sembra essere quello di una Unione europea distante dai problemi reali, come emerge dal sondaggio del Tg La7 di lunedì, che vede un calo nella fiducia delle Istituzioni comunitarie, dal record del 42% del 2019 al 27% del 2020.
L’impegno fondamentale del prime time anche la scorsa settimana rimane quello di contribuire a ridurre il contagio. “Restiamo a casa” è l’invito pressante che ciascuna testata declina attraverso voci sia istituzionali che espressione della società civile. News Mediaset invia i suoi giornalisti per le strade di Milano, a denunciare gli assembramenti, i mancati controlli e persino a compiere alcuni “agguati” ai passanti che non rispettano le ordinanze. La vocazione del prime time alla “cronaca di guerra” è tale che il crollo del ponte ad Aulla, che in altre fasi sarebbe stata notizia d’apertura per tutti, mercoledì sera non conquista le edizioni (titoli bassi, e apertura per il solo Tg2), per poi sparire dai servizi già nelle giornate successive.
Le vittime tra il personale sanitario continuano a ricevere attenzioni ed elogi, con i Tg Rai e Tg5 che giovedì dedicano servizi alla figura del centesimo medico caduto nella guerra al Covid-19. Altre morti, quelle degli anziani nelle Rsa della Lombardia, vengono ampiamente riprese e discusse, con la sorprendente eccezione del Tg4, che tra martedì e venerdì ne fa menzioni sporadiche. Molto spazio per i Tg Rai e Tg La7 al caso del Pio Albergo Trivulzio, ma anche alle indagini riferibili all’ospedale di Alzano, nella bergamasca, quasi assenti dai Tg Mediaset. La7 segnala giovedì i dati Istat che riportano un drammatico aumento dei decessi in diversi piccoli centri del Nord Italia, dovuti quasi certamente alla diffusione del Covid, e che quindi interrogano sulla validità dei dati ufficiali finora forniti.
Tg5, giovedì, dedica la copertina ai primi 31 giorni di misure restrittive, mentre Tg2 propone in apertura, venerdì, la testimonianza di alcune suore di clausura, per le quali pressoché nulla è cambiato; Tg1 sceglie, giovedì, di ringraziare le tante professioni “invisibili” (cassieri, netturbini, trasportatori, ecc.) che permettono al nostro Paese di funzionare anche in piena crisi.
Il tema dei migranti – dominante nel palcoscenico della comunicazione della precedente stagione politica – ha perso chiaramente di centralità, tanto più in tempi di pandemia, fino al punto che la decisione in settimana di dichiarare “porti non sicuri” gli approdi italiani e chiudere allo sbarco dei migranti, non crea dibattito politico, e tanto meno riceve attenzione nel prime time: solo una menzione nei titoli del Tg4 e pochi servizi, sempre per le testate Mediaset (maggiori spazi nel corso del weekend per tutti).