Spiace constatarlo ma la parte debole del basket a Messina è proprio quella dei d-istruttori – comunicatori: quando si discute sul perché il settore non decolla o il motivo per il quale quell’atleta non sfonda, sembra di essere su un modesto isolotto popolato di esperti di svaporata autorevolezza noti più per le chiacchere anziché per i fatti (campionati vinti, giocatori valorizzati, competenza ed educazione sportiva e non…). In giro per le palestre di Messina si vede tanta modestia tecnica e povertà di fondamentali che, con tutta la generosità di questo mondo, non comprendiamo come alcuni d-istruttori – sarebbe il caso di battezzarli Carneade de noantri – si possano ancora presentare in pubblico con tanta superbia, vantando competenze e collaborazioni: se la loro bravura è stata quella di aver seminato ciò che si vede sui campi allora o pensano di essere davvero autorizzati a prendere per i fondelli i genitori dei ragazzi da loro allenati… oppure che quelli che gli danno spazio, in buona fede sui media, siano dei cretini patentati. Il basket a Messina è all’anno zero per colpa dei d-istruttori ed è meglio che se ne facciano una ragione coloro che ancora pensano di sbarcare il lunario vendendo favole in giro per i campi. Decisamente sì: siamo entrati a gamba tesa su questa vicenda – basket perché stufi di assistere a certi spettacoli da circo. E’ giusto dire la verità se questo sport nella città delle parole non decolla: c’è in giro tantissima invidia e pochissima competenza. Ed era inevitabile al di là di ogni valutazione strettamente personale che l’arrivo a Messina per allenare il Cus di un professionista come Pippo Sidoti generasse tra le persone mediocri tanta cattiveria. Chi ama sul serio il basket ed è smanioso di crescere professionalmente avrebbe dovuto gioire: c’è tanto da imparare da un tecnico che ha vinto campionati e sfornato talenti. Si può discutere su tante cose ma fare la guerra a Sidoti solo perché si ha paura che i genitori scoprano le differenze tra un tecnico e l’altro è l’ennesima conferma che il basket messinese è povero di cultura sportiva. Per adesso, il vero mutamento di mentalità dei d-istruttori riguarda il rapporto con la sconfitta personale. A questo fantasma continuamente evocato dai cattivi pensieri resta ben poco su cui aggrapparsi. Se davvero vogliamo crescere e portare il nome di Messina nelle categorie che merita – A dilettanti come minimo – e non navigare così in basso perché conviene ai mediocri d-istruttori non fare alzare mai l’asticella della sfida, dobbiamo tutti remare dalla stesa parte e portare l’educazione sportiva anche sugli spalti oltre che in palestra. Ora, perché una proposta vincente funzioni, è necessario che i frutti della qualità si sposino con il territorio locale. E proprio qui casca l’asino: la proposta dei d-istruttori è di bassa qualità. Come si fa ad affidare una squadra o la crescita dei giovani al valoroso Carneade de noantri? Infatti non si può. Per i d-istruttori parlano i risultati. Fallimentari… a giudicare il deserto tecnico e agonistico che hanno prodotto in questi anni.