"Almeno 74 morti e centinaia, forse oltre mille feriti in una delle giornate più nere degli ultimi mesi in Egitto: e non in uno dei tanti venerdì della rabbia in piazza Tahrir al Cairo, ma in un normale mercoledì di campionato nello stadio a Port Said, scrive Cecilia Zecchinelli a pagina 21 del CORRIERE DELLA SERA. Nella città sul Mediterraneo dove sbocca il Canale di Suez, un tempo cosmopolita e vivace e oggi nota solo per qualche fabbrica e i terminali del greggio, era appena finita la partita tra la squadra locale Al Masry e la capolista Al Ahly del Cairo, considerata la più forte dell’intero continente africano. Match vinto a sorpresa da Al Masry, 3 a 1. E subito dopo l’ultimo fischio, mentre dai fan dell’Ahly volavano insulti, i tifosi della squadra di casa hanno invaso il campo assalendo i giocatori e i fan rivali con bastoni, razzi, bottiglie e coltelli, attaccando i pochi uomini delle forze dell’ordine che hanno tentato di evitare il peggio. Invano. Questo non è calcio, è guerra. Abbiamo visto la gente morire sotto i nostri occhi, non c’erano misure di sicurezza, nemmeno le ambulanze. Una cosa orribile, che mai potremo dimenticare, ha dichiarato il giocatore dell’Ahly, Abo Treika, al canale tv del suo club. Un compagno di squadra, Ahmed Nagi, ha raccontato che i calciatori sono stati messi in salvo negli spogliatoi, tra loro solo due feriti. I morti, hanno riferito fonti mediche, sono stati soprattutto tra gli ultras, qualcuno tra le forze dell’ordine. La maggior parte uccisi dalla calca. La Giunta militare di transizione guidata dal generale Hussein Tantawi ha subito inviato aerei e elicotteri per evacuare lo staff dell’Ahly e parte dei feriti. Nella notte dispiegava l’esercito e annunciava l’arresto di 47 persone: I responsabili non ci sfuggiranno, ha detto il generale-reggente. Al Cairo, dove era in corso una partita tra un’altra squadra fortissima, lo Zamalek della capitale, e l’Ismailiya, la partita e’ stata interrotta dopo che alcuni tifosi avevano tentato di incendiare lo stadio. Poco dopo, il presidente della Federcalcio egiziana annunciava la sospensione del campionato di serie A, ieri alla 17esima giornata. Cordoglio, sdegno e condanna sono stati espressi dal mondo politico per quella che il viceministro della Sanita’ Hisham Sheiha ha definito il piu’ grande disastro mai avvenuto nella storia del calcio egiziano. Ma dopo i primi commenti sono arrivate le polemiche sui siti dei giornali e sui canali tv di Stato e privati, molti dei quali nati negli ultimi mesi. I Fratelli Musulmani, trionfatori nelle recenti elezioni, hanno accusato i nostalgici del deposto rai’s Mubarak di aver pianificato le violenze di Port Said. Altri, come il deputato liberale Amr Hamzawi, hanno chiesto dimissioni immediate per il ministro degli Interni, il governatore e il capo della sicurezza di Port Said. La gente, come si leggeva subito dopo il massacro su Twitter, si chiedeva come fosse possibile la quasi assoluta assenza di polizia per una partita che tutti si aspettavano calda. Un incontro tra due squadre dalla lunga storia di ostilita’ alle spalle, in un momento e in un Paese dove ogni emozione aspetta ormai poco per esplodere" –