Altro che risatine: domenica 19 febbraio al PalaRussello abbiamo toccato con mano la scarsa conoscenza di cultura sportiva e di fondamentali tecnici per quanto riguarda il basket: si giocava Basket School – Cus Messina valevole per la serie C regionale (C2). A pochi minuti dal termine vedere una panchina esultare per aver fatto un canestro dopo aver rubato palla a uno dei migliori talenti in circolazione – mentre il tabellone dice che sei a meno 45 e quell’atleta ti ha dato una lezione sportiva, per abilità di gioco e classe – è la conferma che il momento per il basket messinese è preoccupante. E’ stata una partita dove più che a basket si è giocato, per colpa di una cattiva interpretazione dello spirito agonistico da parte del Basket School, a rugby: risse, falli sistematici, gioco spezzato. In verità, l’agonismo nel gioco è qualcosa di molto diverso dalla caccia all’uomo: non c’è niente di male a sentirsi deboli e cercare di buttarla sulla grinta per evitare la batosta, però a tutto c’è un limite proprio perché si tratta di un gioco e non di una guerra santa. Qui sta la vera questione: nessuno desidera uno sport violento e a un vero sportivo non piace incitare i giocatori a picchiarsi. Lo sport è tale quando le leggi di lealtà non scritte valgono più di mille trofei. Altrimenti non è sport… è fuffa! A volte le strade delle regole si dividono e persino violare una condotta diventa un dettaglio, ma credeteci non è così: bisogna saper vincere e allo stesso modo bisogna saper perdere. E, soprattutto, mai cadere nel ridicolo.