Un quadro a tinte a dir poco fosche sta emergendo dall’inchiesta barese sul derby Bari – Lecce che comunque sta ledendo l’immagine sportiva e non solo dei due capoluoghi. Tra presunti faccendieri con buste di soldi, e un autogol che segnerà in ogni caso la storia sportiva e cronicistica di una regione, l’imbarazzo iniziale si sta tramutando in sconcerto e desiderio di Verità, quanto prima possibile. Si, di verità, perché ora più che mai, le vicissitudini sportive della squadra giallorossa passano in secondo piano rispetto a fatti di cronaca che con lo sport c’entrano solo incidentalmente. Da tifosi, non possiamo, infatti, non credere ancora nella salvezza di un Lecce che con Serse Cosmi ha riacceso i cuori di tutti i leccesi, ma da sportivi e cittadini, sentiamo il bisogno di chiedere uno sforzo importante agli inquirenti, nei quali si ripone la massima fiducia, di accertare in maniera urgente tutte le responsabilità, e gli eventuali colpevoli, per punirli nel modo più esemplare possibile. Perché il calcio, la passione di milioni di italiani ha perso di credibilità e non può più essere oggetto di attacchi meschini per gli interessi di pochi, pochissimi soggetti senza scrupoli.
È ora di dire basta! Ma su un altro aspetto, in queste ore, tutte le cronache locali e nazionali stanno ponendo l’accento. Su un parallelismo, che non poteva passare inosservato, dato il momento storico del passaggio elettorale amministrativo, tra affarismo nel mondo del calcio e candidature alle prossime comunali leccesi, in particolare nel centrodestra. Si è parlato di un fiume di soldi, consegnato in contanti mentre sulle plance dei manifesti appariva l’immagine dell’uomo che sarebbe stato indicato da Masiello quale materiale portatore della somma intascata per falsare il derby. Ma è la campagna elettorale di tutto il centrodestra che risulta essere fatta in una forma faraonica: gigantografie da ogni parte, “6 x 3”, manifesti abusivi che compaiono un po’ dappertutto ed incontri conviviali di luculliana memoria che si sentono qua e là per il capoluogo salentino. Visto lo spreco di denaro, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, rivolge, pertanto, un invito alla procura leccese affinché vigili sin da subito sulla provenienza dei finanziamenti alle liste cittadine ed ai vari candidati.