Scrive La Stampa: "Sessanta ultrà prendono in ostaggio Genoa-Siena, interrompendola per tre quarti d’ora e obbligando i giocatori a svestire le maglie rossoblù, poi reindossate dopo un conciliabolo tra Sculli e i facinorosi. Era l’8′ del secondo tempo e il Siena aveva appena segnato il gol del 4-0, contro un Grifone smarrito che era andato al riposo sotto di tre gol, incapace di dare il minimo segnale di vita. A quel punto, dalla Gradinata Nord un gruppo di teppisti ha sfondato le paratie interne, raggiungendo la zona Distinti prossima all’accesso del tunnel che collega campo e spogliatoi, per lanciare fumogeni e minacciare i giocatori di casa, ingiungendo loro di togliersi le maglie non onorate. L’arbitro Tagliavento sospendeva il gioco, ma a quel punto i calciatori rossoblu’, coordinati dal capitano Marco Rossi, mentre il presidente Preziosi lasciava la tribuna e raggiungeva il gruppo, svestivano le divise di gioco. Mesto aveva una crisi di pianto, mentre Sculli si avvicinava agli ultrà e, dopo un breve conciliabolo con uno di loro, otteneva non senza fatica la "tregua" funzionale alla ripresa del gioco. La partita ricominciava, mentre gran parte degli spettatori aveva ormai abbandonato gli spalti, ma le conseguenze disciplinari della bravata degli ultra’ saranno pesanti. Ma gli investigatori federali svolgeranno un supplemento di indagine, proprio in relazione al caso delle maglie. Sul punto, infatti, divergono le versioni della questura e quelle della società. Se venisse accertata la responsabilità del Genoa, nell’adesione all’imposizione dei facinorosi, si profilerebbe la violazione dell’art. 1 del codice di giustizia sportiva, sui doveri di lealtà e probità, con conseguente deferimento e possibilità di ulteriori sanzioni al club e ai tesserati".
I commenti sono durissimi sui quotidiani. Che parlano di umiliazione e di viltà. Come il Corsera: "Lo spettacolo di Marassi è stato unico nel suo eccesso e nella sua miseria. Mai visto niente in tanti anni di marciapiede calcistico. Una richiesta pubblica di umiliazione insensata, e l’accettazione totale dell’umiliazione. Qualcosa di così crudele da pretendere di uccidere l’unica ricchezza seria di un uomo, il proprio onore. La maglia è tutto nel calcio, perfino più della bandiera per un reggimento. E’ il simbolo di un’identità vasta come le radici di una città. E’ l’unica cosa che dà un valore anche economico. Senza stadi, senza merchandising possibili, una squadra vale solo per il marchio che ha. Hanno mirato bene gli ultrà del Genoa, niente ha più valore. La vera sciocchezza è stata accontentarli. Portare il cumulo di maglie ai loro piedi è stato come annullarne il valore, farle diventare un peso, qualcosa di fisico, di cancellabile. E ancora più colpevole è stato permettere che questo accadesse. Da oggi il vecchio Genoa ha perso qualcosa di sè. Lo ha buttato via da solo".
E su Repubblica: "Lo spettacolo continuerà, nonostante questa scena madre di tutte le vergogne. Lo farà, come è andata avanti la partita: per viltà dei dirigenti, inerzia delle forze dell’ordine, assenza totale di un principio morale o logico. La gogna è un atto d’inciviltà a cui occorre reagire, come singoli e collettivita’. Possibile che, tra migliaia, l’unico a opporsi sia stato un calciatore chiamato Giuseppe Sculli? Le svestizioni fanno parte di una procedura volta a umiliare. Possibile che nessuno si opponga a quel ricatto? Le immagini di Marassi sono da incorniciare nell’incredulita’: una resa generale senza condizioni ne ragioni. Cedono tutti. Il presidente Preziosi, quello dell’orgoglio ferito, scende in campo per chiedere ai giocatori di obbedire. I calciatori del Genoa (tranne Sculli) chinano la testa e sfilano l’indumento. Puoi essere fischiato, prendere 4 nella pagella del quotidiano, essere ceduto e danneggiarti la carriera. Ma non devi spogliarti di quel che ti appartiene. Ma i poliziotti, i poliziotti che assistono e non intervengono, che cosa rappresentano? E’ questa la "forza" dell’ordine? Questa la risposta a una pretesa senza fondamento? Ancor piu’ triste e’ l’inerzia del popolo di Marassi, delle migliaia incapaci di dissociarsi da un centinaio di cellule impazzite, di fischiare loro, anziche’ i giocatori. Davanti alla gogna, se non si ribellano le vittime, deve farlo il pubblico".