L’attività motoria e sportiva è un diritto di tutti i cittadini e una necessità per il Paese. Ancor più auspicabile in quanto fattore di prevenzione e di salute, a tutte le età. L’Uisp è ferma nel confermare questo principio che sembra messo in discussione dalla bozza di decreto predisposta dal Ministero della Sanità.
“Sarebbe assurdo subordinare l’accesso alla pratica motoria per tutti ad un certificato medico-sportivo obbligatorio, così come avviene per la cosiddetta ‘attività agonistica”, dice Filippo Fossati, presidente nazionale Uisp. “Se questo provvedimento fosse confermato nella bozza definitiva predisposta dal ministro Balduzzi sarebbe un danno per la salute. Auspichiamo che il ministro formalizzi quanto anticipato verbalmente nella mattinata di oggi e diffuso dalle agenzie: per svolgere attivita’ fisiche non agonistiche basta il via libera del medico di base. Se invece il problema risultasse essere quello di una azione preventiva rispetto alle patologie cardiache, si sia conseguenti: venga promossa una campagna di massa di elettrocardiogrammi, stabilendo che si tratta di un servizio gratuito per tutti”.
“Ci sono altri due aspetti della bozza ministeriale, così come anticipata dalle indiscrezioni di questi giorni, che non ci convincono – prosegue Fossati – il primo è che la responsabilità dello stato di salute di un cittadino non va spostata dal medico di famiglia. E’ lui che deve predisporre ogni approfondimento relativo al proprio assistito e deve poterlo fare efficacemente e velocemente, con l’ausilio degli strumenti e delle attrezzature necessari. Il secondo aspetto che non ci convince è che tutta l’attenzione verrebbe concentrata su chi sceglie di fare un’attività sportiva, agonistica o non agonistica. Invece il problema vero sono i sedentari, cioè chi sceglie di non fare nulla. I medici di famiglia dovrebbero indicare soprattutto a loro la strada dell’attività fisica come strategia di salute e benessere. Una conferma viene da quelle Regioni che stanno rendendo concreta questa strategia, ovvero Toscana, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige, dove non viene richiesta alcuna certificazione di idoneità sportiva per la partecipazione alle attività corsuali, attività nelle quali prevalente risulta essere l’aspetto educativo e ricreativo”
“Il nostro allarme è amplificato dall’aggravio di costi che si abbatterebbe sulle famiglie, già vessate dai problemi della crisi economica, che sarebbero costrette a rivolgersi a strutture private per ottenere questo tipo di certificazione. Si tratterebbe di un ulteriore disincentivo alla diffusione della pratica motoria e sportiva e otterrebbe effetti opposti a quelli dichiarati dal Ministero della sanità”.
“Altra cosa è l’attività agonistica – conclude Fossati – domandiamoci se la soglia dei controlli e degli accertamenti per chi sceglie questa strada debba essere più alta e più sicura per la loro salute e incolumità”.