Educare allo sport, cambia, anche in pubblicità e nel prezzo. Quasi che si trattasse di prodotti da supermercato i ragazzini diventano per i “nuovi santoni” delle palestre un facile guadagno che permette ai più di campare senza troppa fatica. Non solo. Nessuno capisce più un accidente. Ti rassicurano con delle facce simpatiche, tipo clown da circo, e come loro esprimono la stessa approssimazione linguistica nei confronti di un futuro sportivo che reclamizzano come roseo. Prendiamo in esame le cosiddette scuole di avviamento al basket. A Messina le famiglie che hanno la possibilità di spendere (tanto) possono garantirsi il diritto di illudere i loro figli alla modica cifra di 45 euro al mese. Un tempo dire sport per tutti equivaleva a sostenere che operavi nel sociale per il recupero anche di quei ragazzini meno fortunati che grazie allo sport per tutti si allontanavano dai pericoli della strada. Insomma educare a una disciplina sportiva significava esprimere un concetto univoco, oggi “un centro di avviamento al basket” è un’espressione molto più ambigua. Non hai garanzia di risultati, né di qualità nei servizi resi. Ma soprattutto se è in regola, con le norme di sicurezza, il luogo dove vengono svolte le attività stesse. Insomma con 45 euro al mese può capitare che i ragazzini si beccano una malattia nei bagni sporchissimi della palestra oltre a tutto il resto che potete immaginare. Se per qualcuno è normale per altri non lo è: abbiamo il sacrosanto diritto di pretendere un avvenire migliore per i nostri figli. Educatori all’altezza, istruttori competenti, palestre sicure. E soprattutto garantire la certezza anche ai meno fortunati di poter svolgere l’attività sportiva. Non crediamo che far pagare 45 euro al mese per ogni iscritto sia un bene per la crescita, ma solo un modo per far “campare” comodamente il santone di turno. Ora non vogliamo demonizzare nessuno, né gettare la croce ai centri di avviamento al basket che in città e in provincia spuntano come funghi: l’unico potere che fa la differenza è la competenza degli istruttori! E quella si ottiene solo con la volontà e la conoscenza della materia: nel caso in questione, il basket. Lo sappiamo, tutti sono bravi e competenti ma, fino a prova contraria, sono gli atleti prodotti che certificano la qualità dell’istruttore e del centro stesso. E’ il campo a decretare chi è più bravo e chi no: spendere 45 euro ogni mese per far frequentare i figli in improbabili academy del basket serve solo a farsi spennare come polli! Servirà a qualcosa questa riflessione? Sulla bontà di certi progetti sportivi pende, come una spada di Damocle, il rischio della della mediocrità perenne. Una serie di esercizi di tecnica, senza capo né coda, seguita da una platea dotata di smartphone che non riesce a fare a meno di fotografare ogni istante, senza però comprendere il senso dell’esercizio stesso aiutano alla crescita dell’allievo/a? NO!!! Risulterà ai più come una bizzarra attività sportiva che esibisce grandi bocche sorridenti ma scarsi atleti: non a caso a Messina negli ultimi dieci anni non sono stati prodotti giocatori validi. E soprattutto non a caso, esclusa la felice parentesi del Cus basket, il livello del basket maschile resta mediocre proprio perchè di talenti, in questi anni, questi valorosi istruttori non ne hanno mai prodotti! Insomma, una bella fotografia di che cos’è o, forse, di che cosa dovrebbe non essere il centro di avviamento al basket in salsa messinesità.