Il grave episodio sportivo (?) della partita di calcio Lega Pro (l’ex serie C) tra Salernitana e Nocerina, una vergognosa pantomima allo stadio “Arechi” di Salerno, rappresenta la punta di iceberg di un malessere che da troppo tempo è diffuso in un mondo come quello calcistico. Racconto brevemente il fatto: I padroni di casa avrebbero dovuto disputare il derby di Lega Pro contro la Nocerina, ma gli ultras degli ospiti (circa 200)- cui il Prefetto aveva proibito la trasferta per ragioni di ordine pubblico – hanno minacciato di morte la propria squadra, intimandogli di non scendere in campo. E il club, spaventato, ha obbedito. (anche se uno dei capi tifosi della Nocerina, intervistato da sussidiario.net, nega di aver minacciato i propri giocatori). Prima ha chiesto invano di non giocare, poi, ignorando le rassicurazioni della Questura, si è esibito in una farsa tristissima: dopo 50 secondi l’allenatore della Nocerina ha speso tutte le sostituzioni e in appena 21 minuti ben cinque giocatori della squadra hanno abbandonato il campo simulando infortuni di varia natura. Risultato: partita interrotta (in sei non si può giocare), la Salernitana vince 3-0 a tavolino. E il nostro calcio perde un’altra fetta di dignità”.
Sul grave fatto di intimidazione molto si è scritto, la stragrande maggioranza dei giornali si è scandalizzata dell’episodio. Ma come si fa a scandalizzarsi, far finta di niente quando da tempo ci sono state inchieste come quella della Procura di Cremona, sul “calcio scommesse” e si continua ancora ad indagare su circa 110 partite e gli indagati sono più di 150.
“Auguri! Il calcio “normale” al quale assistiamo è quello delle inchieste giudiziarie sul calcio scommesse, – scrive Danilo Quinto su LaNuovaBQ.it – che rafforzano sempre più i dubbi che quello che si vede sia una colossale finzione. Quello degli ultras, che condizionano fortemente, in tutt’Italia, la gestione degli stadi e nel sud, in particolare, hanno da sempre dimostrato di saper ben interpretare l’arte dell’intimidazione. Quello dei dirigenti (a vita), che coltivano rapporti di contiguità con i facinorosi, con l’obiettivo di preservare il loro giocattolo industriale. Quello dei giocatori – nel caso di quelli della Nocerina da radiare a vita – che vivono nel mondo dorato e costruito ad arte, che dovrebbero andare a ripassare non solo la grammatica, ma anche i principi di lealtà, pronti come sono sempre a simulare”. (D. Quinto, “Far finta di essere uno sport normale”, 12.11.13 LaNuova BQ.it) In merito alla partita farsa, sono allarmanti le dichiarazioni rilasciate del sindaco di Nocera Inferiore che sembra giustificare i facinorosi ultras di Nocera. “Non si può scaricare solo sulla tifoseria l’esito di questa vicenda. Questa protesta simbolica tocca il primo vulnus che si è creato allo sport. Che non è il risultato della partita in sé (…)Non voglio entrare nella vicenda di quanto accaduto allo stadio, perché non conosco a fondo i particolari. Non è stata scritta una bella pagina, ma non possiamo dire che la non bella pagina sia stata scritta solo durante l’orario della partita. Perché già da prima si poteva agire e ragionare diversamente. I nocerini non accettano lezioni di civiltà da altre città o da esponenti politici di altre comunità, come purtroppo è accaduto”.
“Di fronte a queste parole in libertà, s’impone una domanda – scrive Quinto – non è compito del Sindaco di una città che ha al suo interno un gruppo di persone che si comporta in spregio a tutte le regole del vivere civile, dire chiaro e tondo che questi atti sono inammissibili? Le sue parole sostanzialmente a difesa di questi atti, sono il prodotto di una cultura o rispondono solo al problema di non inimicarsi i bellimbusti che spadroneggiano nella sua città? E’ più probabile che tengano conto di entrambe le esigenze”. Ancora una volta l’episodio di Salerno fa emergere che nel Sud in particolare mancano le classi dirigenti o se c’erano si sono disinteressati di educare, questo è successo in tutti i settori da quello politico a quello religioso. Al Sud ormai da tempo trionfano, l’arroganza, le minacce, le intimidazioni, sono elementi penetrati nel tessuto sociale in modo irreparabile. E questo avviene in modo particolare, ogni domenica, in ogni gara di calcio a partire dalla semplice 3 categoria fino a quelle superiori. Mi rendo conto di andare incontro a critiche, “ma no, non è vero, sono singoli episodi”. Proprio in questi giorni, leggo dal sito “Vai Taormina” che nella partita d’eccellenza tra l’Asd Taormina e L’Acireale 1946, allo stadio “Bacigalupo” ci sono stati gravi incidenti sugli spalti tra tifosi e poi anche in campo tra gli stessi giocatori. E pare che non è la prima volta, anche le squadre minori sono state coinvolte in megarisse.
Pertanto mi sembra inutile voler giustificare a tutti i costi, quello che è evidente: “In larghi territori del Sud, si è ormai abituati a giustificare tutto, in nome della “pace sociale”, anche perché spesso chi ricopre responsabilità è connivente con chi lede la dignità delle persone. Perfino la delinquenza, l’uso della droga e dell’alcol, trovano le loro giustificazioni nella povertà e nella disoccupazione. Con il dissolvimento degli istituti che una volta presidiavano la società – la famiglia, la parrocchia, la scuola – esiste un’intera generazione di giovani che non viene più educata alla vita civile, che si fa regole per conto suo, si riunisce in “bande” e non risponde a nulla e a nessuno”. Fa molto pensare l’ordinanza del Comune di Bari che ha fatto una specie di elenco di una serie innumerevole di comportamenti che hanno leso da tempo l’ordine pubblico e il decoro urbano, calpestando quello che una volta si chiamava bene comune e ha riguardato la “sosta prolungata in gruppo superiore a cinque persone, con atteggiamento di sfida, presidio o di vedetta o comunque in modo tale da impedire la piena fruibilità della piazza agli altri cittadini ed ai turisti”. Hanno sorriso in molti. L’hanno chiamata “l’ordinanza che vieta gli sguardi di sfida”. Ma non è solo Bari, molte sono le città del Sud ad essere assediati da questi comportamenti, anche se per la verità anche al Nord non si scherza, ci sono quartieri di grandi città dove è impossibile vivere, mi hanno colpito a questo proposito le frasi pesanti del vescovo di Ferrara monsignor Luigi Negri, che denunciava il grave comportamento notturno di certi giovani che bivaccano, facendo di tutto in piazza Duomo.
DOMENICO BONVEGNA
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