Un festival non è solo un festival. Non per noi, almeno. Un festival è un viaggio, fatto di strade, di soste, di incontri, di scambi, di nostalgie e, soprattutto, di spinte in avanti. Siamo partiti, il primo anno, mettendo al centro l’accoglienza, abbiamo detto: non esiste viandante senza chi gli apre le porte, e viceversa.
L’anno scorso abbiamo detto un’altra cosa: non esiste grande viaggio, o grande viaggiatore, che non sia anche piccolo, e viceversa.
Alla fine di 3 giorni intensi, di amicizia e condivisione, ci siamo salutati – perché bisogna anche imparare a salutarsi, quando è il momento – ricordando i versi di Cesare Pavese.
Ora è il momento di rimettere lo zaino in spalla e lasciare di nuovo la porta di casa alle spalle.
Stavolta, ci faremo accompagnare dai versi di un altro grande poeta, William Wordsworth:
mi guardo intorno e – fosse la guida scelta
nulla di più sicuro di una nuvola vagante – non mancherò la strada. Finalmente respiro!
Ci siamo chiesti: abbiamo fatto, o stiamo facendo il possibile per non mancarla, la strada? Per non mancare l’appuntamento con la strada in cui ci sentiremo finalmente in grado di respirare a pieni polmoni, il più possibile liberi, il più possibile felici?
Quale cambiamento possiamo o dobbiamo mettere in atto nelle nostre vite per fare sì che ciò avvenga? A cosa rinunciare, che cosa mettere in discussione, che direzione prendere?
È possibile partire senza essere cambiati, o si cambia nel percorso, o si cambia solo alla fine?
Queste sono alcune delle domande che saranno al centro della prossima tappa del nostro viaggio.
Noi non abbiamo le risposte, le cercheremo insieme agli scrittori, gli artisti, i musicisti, i pensatori, i viaggiatori e quanti di voi verranno a trovarci, per trascorrere, sempre all’ombra degli ulivi, altri 3 giorni all’aria aperta.
Se saremo in tanti, ciascuna o ciascuno con tante domande, dubbi, aspettative e desideri rispetto alla strada da prendere, crediamo che un cambiamento forse potrà davvero cominciare.