Meglio il presidente ricco e scemo o il pifferaio magico?

di Roberto Gugliotta

E’ stato un buon giovedì di Coppa, nonostante tutto. Tre squadre su cinque (Inter, Napoli e Roma) hanno molte possibilità di andare avanti. Inoltre era un turno senza squadre inesistenti, quelle che quasi sempre in passato si incaricavano di alleggerire i rischi dell’esordio. Infine febbraio è storicamente un mese complesso, difficile, per i fragili equilibri atletici delle squadre italiane. E’ il momento in cui siamo (o siamo convinti) di essere in sudditanza fisica davanti al resto d’Europa che già da un pezzo ha messo benzina nei suoi campionati. Per questo nonostante tutto è stato un turno soddisfacente. Andrebbe tutto bene se non ci fosse il Caso Parma con tutto quello che ruota attorno. Guardo i notiziari, leggo le cronache e resto perplesso: lei preferisce la gestione Ghirardi o quella di Tanzi? Il calcio business o un giovane pensatore? Meglio il presidente ricco e scemo o il pifferaio magico? Non potremmo lasciar stare in pace i tifosi e parlare d’altro? Le regole, l’onestà, la lealtà sportiva da noi, non costituiscono un sistema, un fatto, ma una eventualità. Mi domando: chi sciopera oggi per i tifosi? I presidenti, o il Coni, la Federcalcio o i controllori dei conti, quelli che scaricano i bagagli, o gli stewards; chi è che prepara l’imboscata al povero utente pagante? Forse il governo, forse i procuratori, forse Sky, o la compagnia del circo, ovviamente, ben retribuita? Scusate: mi dite perché ce l’avete tutti con il tifoso? Voi punite soltanto gli inermi, gli indifesi: tanto i titoli sui quotidiani vi spettano per arroganza. Il tifoso non viene neppure preso in considerazione, si presenti alla tivvù, a uno sportello dei reclami, o in tribunale. E nessuno lo informa di ciò che gli stanno preparando, e con arroganza, i tanti poteri, più o meno occulti e responsabili. Quelli che hanno permesso che a Parma accadesse ciò che ora è sotto gli occhi di tutti. Ma non è solo colpa di Ghirardi nè dei suoi uomini. Qui non si decide niente: né per i soldi da spendere contro la violenza negli stadi, che cresce, né per la microcriminalità che spesso inquina le curve, né per stabilire una norma che garantisca tanto i diritti dei tesserati, quanto quelli di chi, indipendentemente, vorrebbe sopravvivere senza subire le quotidiane angherie. E nello sport di porcherie ne succedono tante ma si preferisce tappare le bocche. Qual è il mestiere di un buon giornalista?