Vorremmo tanto parlar bene di Antonio Rescifina, presidente della Federazione siciliana pallacanestro, ma lui lo rende sempre più difficile. Il fatto è che ha frequentato le palestre a suo tempo e oggi è troppo impegnato a fare politica, cosa diversa dal fare attività educativa sportiva educativa. Attenzione, noi non siamo contro la politica, siamo però contro una "certa" politica sportiva. Se non scompare quella politicaccia, il movimento non cresce. La politica dei diritti trasformati in favori, del chi non è con me è contro di me, degli incarichi assegnati per finanziare piccoli poteri locali. In cambio, questi "signori", portano tanti voti al presidente che gli ha fatto avere la visibilità. E così il denaro si perde in mille iniziative che non contano un fico secco. Ma vogliamo mettere, la tranquillità di poter essere rieletti? Il guaio è che lo sport, il basket, la vita quotidiana in palestra, chi non la conosce bene avrà seri problemi a regolamentarla. Figurarsi a decidere la cosa giusta. Purtroppo, nelle scuole di politica sportiva frequentate dal nostro Rescifina, non si insegna l’arte del riassunto, per imparare a individuare subito il nocciolo di un problema. Si pratica invece quell’occhio per occhio dente per dente, frase biblica a quanto pare a lui molto cara, la cosiddetta "legge del taglione", una delle parti più spesso utilizzate per giustificare la propria rabbia per un torto subito, per invocare sentimenti di vendetta o per motivare gli sforzi di rivalsa. Quant’era buona la pallacanestro di una volta; quant’è cattivo il comportamento vendicativo di chi vorrebbe solo sudditi e non persone libere; quant’è infame la prepotenza; quant’è infida la legge quando è usata per fini personali. Dato che il nostro Rescifina si vanta di essere un fervente cattolico praticante ci verrebbe voglia di ricordargli a proposito della legge del taglione quanto disse Gesù: "Voi avete udito che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello. Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due…”. Ma evitiamo di farlo perché uno come Rescifina, buono e timorato di Dio, non ha bisogno di predicozzi – specie da noi, brutti, sporchi e cattivi -. Ha bisogno di sapere con precisione quali sono i termini di un problema: per potersi coscientemente orientare, ed eventualmente mobilitare. Il basket nell’Isola, così come è organizzato, non funziona. Nei palazzetti molti degli addetti ai lavori sono delusi dalla gestione Rescifina, ma hanno paura di gridarlo per non subire ritorsioni. E la politica? che fa la politica di Rescifina? Non può che scontentare chi vorrebbe le regole certe, la legge uguale per tutti. Ci aspettiamo dal presidente Rescifina che ci dia ancora un po’ più di aiuto (se non chiediamo troppo), per farci le idee chiare sull’oggetto della contesa. E intanto lo ringraziamo per non aver fatto finta che la crescita del basket in Sicilia sia un problema semplice: che non si risolve solo per la mancanza di investitori. Come direbbero i redattori dei suoi media telematici preferiti. Se il primo a non investire sulla bontà del progetto è stato Rescifina, perché dovrebbero farlo altri? Epperò, ogni volta che leggiamo un comunicato della Fip Sicilia, una designazione arbitrale, o una sentenza del giudice sportivo ci vien di pensare (ci perdoni): ma le istituzioni sono adeguate? E che fa di concreto la politica di Rescifina per evitare la legge del taglione?