Sacripanti, Sidoti e la piccola pallacanestro

Quello che andiamo dicendo da tempo sul basket giovanile adesso lo certifica il coach dell’Italia under 20 Pino Sacripanti che in una recente intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport boccia i metodi di reclutamento e formazione della Fip. Ma va’ là! Ovviamente lo fa con la diplomazia del caso ma il risultato finale è drastico: “Sforniamo pochi giocatori, il gap fisico e di talento rispetto alle altre nazioni è enorme. Spaventosamente in ritardo rispetto agli altri”. Sacripanti invoca come rimedio il miglioramento del reclutamento, la conoscenza dei fondamentali da parte degli istruttori, e il miglioramento del lavoro tecnico e fisico in palestra. Ora non vogliamo dire “noi l’avevamo detto” sarebbe fin troppo banale ma i nostri articoli sul basket giovanile e siciliano hanno sfornato lo stesso concetto: non si può andare avanti con le raccomandazioni. Se non si torna in palestra a educare al basket, e allo sport in generale, i ragazzi come da sempre predica a esempio coach Pippo Sidoti – non a caso uno che è stato pesantemente combattuto dal Comitato siciliano diretto da Antonio Rescifina a cui evidentemente non garbano i meriti preferendo le raccomandazioni – continueremo a prendere sonore batoste nei vari tornei regionali e soprattutto non sforneremo giocatori. Ma solo illuderemo i genitori che i loro figli sono talenti da costruire… a 40/50 euro al mese. Sidoti in più di una occasione aveva invitato il Comitato Fip Sicilia a pensare a un campionato più professionale, allora c’era la C2, dove far giocare i giovani per farli crescere dato che solo le partite giovanili non sono idonee a maturarli. Rescifina ha fatto di testa sua con il risultato di bruciare tante potenzialità. Oggi è Sacripanti sulle colonne della Gazzetta dello Sport a sostenere le stesse tesi di Sidoti: “I ragazzi di 17/18 anni devono poter giocare con continuità tra i grandi in un campionato ad hoc altrimenti li perdiamo”. In Sicilia si continua a fingere di voler costruire mentre invece si sbarca il lunario con le vecchie glorie – si fa per dire – che gestiscono campionati e centri di reclutamento. Non vanno mai a vedere come si allenano le squadre giovanili, si promuovono i raccomdati e si penalizza chi non sta simpatico al presidente Rescifina. Il prodotto di questo andazzo è l’arretramento del basket, la perdita di posizioni nelle graduatorie, la mancanza di giovani su cui poter lavorare in prospettiva. In più il business dei centri di avviamento con la complicità della Fip regionale, ha completato l’opera di distruzione. I bambini sono valutati in funzione del loro reddito: se hanno genitori ricchi o generosi vengono incoraggiati a fare sport, basket in questo caso, se non hanno grosse disponibilità economiche pur dotati di talento, vengono messi alla porta. Una vergogna. A Messina e nella sua provincia ci sono casi emblematici di mancanza di cultura sportiva ed etica – ognuno può fare i nomi, tanto sono cose evidenti -. Come quel ragazzino del 1998 che seppur talentuoso – epperò oggi non ha più stimoli nè speranze – non veniva mandato in campo dallo staff perché in ritardo la sua famiglia con l’onerosa retta prevista dalla società (tristezza!). Che esempio diamo ai giovani? Che educazione professiamo? E questi sarebbero i nostri modelli? Le nostre accadamie del basket? I tecnici da portare a esempio? Da mostrare a coach Bocchino? Ci vergogniamo per lui. A Rescifina vogliamo ricordare – ma lui già lo saprà – che quasi un bambino su cinque (17%) in Italia non fa sport nel tempo libero e per il 27% di loro la motivazione deve essere ricercata nella mancanza di possibilità economiche delle famiglie di affrontare questa spesa. Circa un minore su dieci, invece, non pratica attività motorie neppure a scuola (11%), per mancanza di spazi attrezzati o per l’assenza di attività nel programma scolastico. Ci chiediamo quanti ragazzi avremmo potuto salvare dalla strada e recuperare come giocatori se solo non si pensasse all’Euro? La Sicilia può permettersi questo lusso di mandare a casa i bambini sol perché i genitori non sono ricchi? Magari è anche questo uno, non l’unico, dei motivi della mancanza di formazioni per svolgere le attività agonistiche. La colpa di Rescifina e del suo gruppo di potere è di aver voluto sottovalutare il problema e oggi ne paghiamo le scelte. Per questo ma anche par molto altro devono dimettersi perché non all’altezza del compito. Hanno portato il basket siciliano a un punto di non ritorno. E non possiamo far finta di nulla. Lo dobbiamo ai nostri ragazzi, lo dobbiamo alle famiglie che pagano per un servizio scarso. Nessuno dei loro “talenti”, continuando questo andazzo, giocherà in campionati di vertice. E per giocare si intende da protagonisti non da spettatori non paganti.