Ho letto la mail pubblicata sul vostro sito e da me inviata da indirizzo di posta elettronica istituzionale ad un numero ristretto di persone, tesserati Cia del Gap di Palermo, chiedo di rettificare l’articolo pubblicato, specificando che tale mail non è stata indirizzata al vostro sito di informazione, ma bensì vi è stata inoltrata da terza persona. Certi di una vostra sana fame di giustizia e a completezza della mail pubblicata vi chiedo anche di sottilineare il fatto che il passaggio in cui è inserita la parola "distruttiva" era riferita a tutte le personalità in contrasto con l’operato svolto dal sottoscritto, operato portato avanti in totale collaborazione e sinergia con tutti gli organi del comitato regionale, in primis il Presidente Antonio Rescifina, che ha sempre dimostrato disponibilità e sensibilità verso le necessità del Gap che ho avuto l’onore di rappresentare.
Certi della vostra serietà,
vi porgo cordiali saluti
Angelo Barberi
Salterò per adesso qualunque giudizio morale sulla vicenda. E’ una storia che si commenta da sola, che tutti sapevano sarebbe un giorno ricominciata e che pochissimi hanno cercato di non far ricominciare. Ma al di là delle colpe (molte e ben distribuite) resta soprattutto una sgradevolissima sensazione, quella di essere soltanto all’inizio. Posso tranquillizzare il capo della Fip Sicilia (Antonio Rescifina) che Angelo Barberi non è un giuda: la sua mail è arrivata da terza persona. Il problema è però ben diverso: si vuole fare pulizia nel movimento siciliano della pallacanestro, ma si ha paura di metterci la faccia. Tutti parlano ma pochi escono allo scoperto. Non mi piace l’aria che tira, sarebbe il caso che il presidentissimo Gianni Petrucci prenda in mano la situazione e convinca Rescifina a farsi da parte per il bene del basket siciliano. C’è qualcosa che non quadra nel grande scenario che viene infatti definendosi adesso. Si torni a parlare di basket giocato e di regole mettendo fuori dalle stanze chi le applica in maniera contorta. Si trovi il rimedio per risanare le cattive abitudini di dirigenti e arbitri con la complicità di alcune società: cioè ai diversi problemi delle due giustizie. Le regole con le società amiche si interpretano con i nemici si applicano! Di sicuro queste polemiche a proposito delle mancanze di conoscenze cestistiche da parte degli arbitri hanno aumentato il gap tra buon senso e decenza. Si ha quasi l’impressione che la coscienza di "normalità" di questo povero Comitato regionale comandato da Rescifina si sia ormai tremendamente slabbrata. Basta che non ci siano i giuda in Consiglio, basta che siano fuori dalla cerchia dei traditori Cinzia Savoca, Sebastiano Tarascio e Angelo Barberi, basta insomma che si possa in qualche modo andare avanti. Ci si accontenta di quel poco che ormai di buono è rimasto. Forse è giusto, certamente è triste, sicuramente è pericoloso per il futuro di questo sport.
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