Lettera aperta alla Virtus Canicattì

Amici della Virtus Canicattí il vero problema non è tra un fallo tecnico e una gara persa per qualche rosso di troppo, è nella mancanza di lealtà, di un minimo di decenza sportiva sia in campo sia fuori. Il basket in Sicilia non cresce per mancanza di dignità. Per battere il Sistema Rescifina, a questo punto, anche un’autorete del presidente Antonio può servire. Dopo averne fatte di cotte e di crude in nome dell’audience e aver imposto la religione del toc toc, i signori del canestro predicano purezza dei comportamenti negli angiporti selvaggi da loro stessi creati. Il tasso di permalosità del nostro Comitato regionale sì è impennato. Meno è credibile, dalle vicende arbitrali alle sentenze del giudice sportivo, dai ciclici sfoghi del presidentino, più s’indigna, protesta, denuncia, strilla, mette il muso. Hai voglia a chiamarlo maestà. E’ solo un signore ricco di famiglia (bontà sua!) preso dalla nostalgia del lavoro, prestato al basket. Tenerlo in sella ancora significa semplicemente aver deciso che la pallacanestro nella nostra bellissima isola non è uno sport. Ma una sorta di panchina dei giardinetti pubblici. Sono convinto che Rescifina non sia il demonio ma solo un mediocre burocrate che pensa di essere geniale. Ma sono convinto anche che i suoi sostenitori – meglio i suoi devoti – facciano tutto il possibile per renderlo antipatico. Per coloro che osano dire il Re è nudo c’è il processo del lunedì, il processo del martedì, il processo del mercoledì. E la domenica? La domenica si gioca, per grazia di Dio. Il tribunale sportivo riposa. Io ho già dato preferisco la tribuna.

Roberto Gugliotta