A scuola di (in)tolleranza

di Roberto Gugliotta

Giuro che non m’importa molto di chi controlla le attività sportive a Patti anche se a volte sogno un controllore che rispetti le regole, che sappia uscire allo scoperto con la massima civiltà, un sindaco meno cerchiobottista e una associazione sportiva che non pensi solo a fare più euro a scapito delle famiglie. La vera lezione di sport è educare i giovani al piacere di lavorare in palestra senza per questo pretendere dei soldi dai genitori, altrimenti lo sport c’entra giusto di striscio. Non pretendo che tutti siano d’accordo ma almeno che non mi buchino le gomme dell’auto fuori dal palazzetto. Si chiama libertà di pensiero. Lo sport è anche saper accettare l’opinione altrui: di questo aspetto si parla sempre meno, e il verbo parlare è inadeguato. Si urla, si strilla, ci si accapiglia, parole sempre più come pietre. Questione di gusti. Giusto per la precisione: a me piace lo sport, tutto lo sport epperò è lo sport che ci dice che esistono le competizioni e le classifiche. Ci sono priorità e priorità e non tutti, pur abitando a Milano, possono pretendere dal Comune lo stadio Meazza per allenarsi. E’ un mio punto di vista. Mica per questo scoppia una rissa? Ripeto: a me piace lo sport per quanto l’abbiano cambiato, impupazzato, svilito, disanimato, involgarito, incanaglito e drogato. E vorrei poterlo spiegare al sindaco di Patti Mauro Aquino che mi dicono parli … stra – parli del sottoscritto in Consiglio comunale. Bontà sua … Mi rendo conto che un politico credibile e più vicino alla gente vera sarebbe anche un po’ noioso, ma è solo questione di mixaggio. Gli spazi pubblici fra il necessario e il superfluo pendono sempre più verso il superfluo. Un successone. Si replica!