di Roberto Gugliotta
Premetto che non ho nulla contro il basket siciliano femminile, né contro il suo staff tecnico, di cui potrei invidiare solo la divisa, la caratura, ma senza malanimo. Ma la recente partecipazione al memorial Mario Fabbri dell’under 14 conferma quanto di diversamente buono è stato scritto in precedenza sul movimento siciliano giovanile. Siamo anni luce lontani dalle altre regioni, abbiamo rimediato l’ennesima pesantissima sconfitta con Lombardia ed Emilia Romagna e abbiamo vinto solo con il Trentino Alto Adige e la Puglia. Coraggio appassionati, anche se i risultati sono modesti, la tecnica è modesta e i talenti non sono pervenuti, prima o poi spunterà il sole. Le sconfitte per il comitato siciliano di Antonio Rescifina sono dei semplici dettagli. Sorvoliamo sulla bontà delle nomine e sulla opportunità di partecipare ai tornei ma capisco anche il piacere di un papà nel far divertire i figli, ma a che prezzo per le società dell’Isola? La mia piccola verità è che non avverto febbre da panca, non vivo come una sconfitta essere fuori da questo circo, non vedo in giro dei fenomeni e non aspiro a vivere sulle spalle degli atleti – bancomat. Il giorno che avessi questa malattia sarebbe un problema grosso. Educare allo sport è una cosa bellissima, far amare il basket impegno straordinario, però se diventa altro, un fatto di potere per esempio (o di malcostume, dipende), il servizio erogato esce dalle pagine sportive e sarebbe meglio se se ne occupasse un sociologo. Si dice che in questo mondo tutti vogliono vincere e il basket è il miglior lavoro per campare, basta prendere per i fondelli i genitori – ultras. La passione sportiva ormai si esprime insultando e minacciando gli avversari e usando violenza verso coloro che non la pensano come loro. Mi piacerebbe che gli arbitri prendessero le distanze dal capo, ma capisco che pochi hanno il coraggio di fischiare a testa alta: la paghetta fa comodo a tanti. Spesso leggo tra le righe e consulto i comunicati di Fip Sicilia non perché mi interessi sapere chi vince, ma per capire dove vivo. Continuo a credere che sia più spettacolare la finale del campionato di freccette che tutte le manifestazioni celebrative di Antonio Rescifina messe insieme e diffido sempre degli amori senza conoscenza, e dunque senza amore. Mi resta la curiosità di capire su quali criteri vengono fatte talune scelte ma resterei anche in questo caso deluso dalle motivazioni: i numeri dei canestri subiti dalle rappresentative siciliane, maschili e femminili, sono più chiari delle parole. Epperò i blog fedeli al capo dilagano coi commenti, non si riesce sempre a capire chi sta davanti e chi sta dietro, e meno male che le sconfitte sono più delle vittorie, ma forse il bello è lì, ma farlo notare è poco chic, me ne scuso. Forse non amo abbastanza il basket siciliano. A me sembra di sì, ma lo trovo sempre pieno di deficienti.