Giù le mani dal pallone. Ecco perché non dare più fiducia a Rescifina

di Roberto Gugliotta

Sbigottiti, increduli, curiosi. Non passa giorno che il Comitato regionale di Antonio Rescifina non ci riserva qualche spunto di riflessione. Il basket in Sicilia è una miniera di sorprese, purtroppo negative. Piegate la sdraio, appassionati, sarà una stagione estiva di incontri, fino alle prossime elezioni basta e avanza. Adesso siamo più o meno tutti così, caduti dalla sedia. Increduli che a programmare, decidere, applicare le regole siano i nostri eroi, Antonio Rescifina, Ciro Beneduce, Simone Barone. Noi uguali e dolenti, tutti increduli eppure soli, gente con le “gomme” sforacchiate dai “chiodi” e chissà chi li aveva seminati lungo i palazzetti siciliani. Peggio: avevamo un grande entusiasmo e ce lo siamo fatta fregare dal nostro Comitato garante di tutti!. Tristi, zittiti, incerti ma soprattutto arresi. Regole, giustizia, merito, etica. Quando qualcosa non funziona il presidente garante di tutti (Rescifina) tira in ballo la crisi economica. Ma all’introduzione segue la conclusione che forse è di tutti: la crisi ancora non finisce, la disoccupazione neppure, ma almeno non toglieteci il pallone. Poi leggi tra le righe e resti basito: l’ultimo turno della stagione regolare di C/silver ci riserva una bizzarra scelta: per risparmiare, immagino il designatore invia per la gara A.S.D. BASKET CLUB RAGUSA – CUS DIL. CATANIA BASKET 2003, Antonio GIUNTA (RAGUSA) e Alessandro LOREFICE (RAGUSA). Va bene. Ottima scelta, c’è la crisi economica, dobbiamo risparmiare, la partita, ai fini della classifica, non ha “nessun valore”…Poi, però, leggi la decisione di Barone per un’altra sfida senza alcun valore, ovvero Città di Milazzo – ASS.DIL. POL. ARETUSA… il designatore non trova di meglio che spedire Arturo TARTAMELLA (TRAPANI) e Gaspare Roberto BARBERA (TRAPANI). Allora fai due conti e ti chiedi: il criterio di scelta e di risparmio – per le casse del Comitato – seguito da Barone…a quale logica risponde? Il pallone di basket ci aveva fatto tornare la voglia di sport, di sociale, di bellezza. Ora ce la levano. è un disastro. Ogni puntata del basket a modo mio vuole riportare l’etica al centro del progetto: naturale credere che la pallacanestro non fosse tutto un trucco, un gioco di benzine invisibili. Invece è successo, prima lentamente, poi in una vorticosa catena di fatti diversamente etici. Gare, arbitri, designazioni, selezioni, nomine. A parole sono tutti etici, per le regole, per la sportività. A parole. Poi, dopo ogni porcheria, c’è la corsa al distinguo, al perdono ipocrita… tanto che c’è di male nel fregare gli sfigati? La colpa è pure nostra: sì di noi giornalisti che pubblichiamo i loro farneticanti comunicati senza leggerli (spero) o se dopo averli letti, compiaciuti di aver dato una mano all’amico d-istruttore. L’onestà non fa il paio con gli affari. A bordo campo sfilano sentimenti sovrapposti, un po’ di sconforto e un po’ di moralismo. Si rischia di uccidere il movimento giovanile, forse si sta esagerando. Intanto via alle feste, alle foto ricordo, al così fan tutti. Paroline e paroloni sugli spalti, ma tante virgolette aperte anche per strada, nei bar, nelle scuole, nelle case col pc oscurato. Ognuno sceglie di farsi largo nel basket, come nella vita quotidiana, con i mezzi che crede, io certe cose le ho sempre rifiutate anche se me ne hanno dette di tutti i colori. Di più non si poteva chiedere alle forze esaurite del Comitato Rescifina. L’unica preghiera è “togliete il disturbo” per il bene del basket, non ci sono altri motivi personali.