di Roberto Gugliotta
Il loro maggiore problema non è certamente l’imbarazzo. Di faccia tosta ne hanno, eccome, nonostante il campo abbia detto che sono palloni gonfiati e nulla più. Il basket siciliano vive anche di questo: di apprendisti stregoni prestati allo sport. Poche qualità, tante bugie pagate a caro prezzo dai loro ragazzini. Giocatori cresciuti che si possono definire tali, zero; campionati vinti, zero; progetti portati a compimento, zero. Eppure si vantano, si pavoneggiano, si premiano tra di loro: perchè puoi tornare nel giro del basket solo se hai al tuo fianco, nella farsa, qualcuno come te. Una specie di legge della jungla, però vale per tutti e allora pesa meno. Il problema è che queste markette comunicative non fanno altro che gettare discredito sul movimento siciliano della pallacanestro. Eh, sì d’estate si consumano molti “deliri d’onnipotenza”, è la loro stagione, per fortuna nostra, sfortuna loro, arriva l’autunno e cadono le foglie, traballano le panchine, squillano i telefoni. Basta restare vigili, trascrivere i nomi dei loro presunti fenomeni – che mai e poi mai giocheranno da protagonisti in un campionato maggiore – e l’inganno è svelato. La truffa venuta a galla. Continuo a ripeterlo: la colpa non è loro ma dei genitori ignoranti che danno loro fiducia versando 300/500 euro a stagione per l’allenamento dei loro figli. In cambio riceveranno solo illusioni e nulla più. Occhio genitori vi stanno solo prendendo in giro: per giocare a basket e diventare degli atleti non si deve pagare, lo capite o no? Aspettano, sperano, studiano, spendono, viaggiano. Ma la verità amara di certe esperienza fuffa è che per molti ex ragazzini illusi dagli aspiranti stregoni, più passa il tempo, più cresce la voglia di smetterla perché ci si rende conto che hanno, nel corso degli anni, sprecato euro e tempo. Esattamente. Il basket siciliano purtroppo paga questi errori e così le delicatezze di qualcuno diventano i calcoli di qualcun altro. Questione di soldi e pudore. Chissà, alla fine qualche dirigente federale, e perché no lo stesso presidente del Coni Malagò si ricorderà che esiste l’etica, la professionalità, la misura dei gesti. Comunque non importa, sto bene così anche se il basket giovanile vero è quello che non spreme le famiglie, non costringe i genitori a pagare per un servizio non all’altezza del compito, non antepone la propria vanità, i propri interessi alla crescita dei ragazzi. Il basket che piace a Noi è fatto di sudore, sorrisi, consigli e tanta passione, dove vinci e perdi, dove vivi. Invece a parole, specialmente d’estate, si è bravi tutti, a parole si ha sempre ragione. Poi il campo, i risultati ottenuti, i giocatori che militano nelle squadre maggiori, in giro per l’Italia, dicono altro. Se si capirà questo, cioè che il basket siciliano deve cambiare, che ha bisogno di nuove idee, di nuovi atteggiamenti; cioè di fare innamorare ancora i giovani, che sono scappati, allora sarà anche in grado di sfruttare quello che di buono – e ce n’è – viene dal passato. Perché adesso, sotto l’ombrellone da spiaggia, si può discutere su tante cose, ma su una no: gli allenatori bravi sono quelli che vincono i campionati e che soprattutto fanno giocare i giovani. Si può discutere sui meriti e sulla fortuna, sulla tenacia e sullo sperpero, sulla penombra e sulla luce piena. Ma le bugie hanno le gambe corte. E soprattutto non vanno a canestro: mentre gli altri svolgono esercizi e fondamentali. sono impegnati a contare gli euro versati dai genitori per le rette. Tanti soldi, senza fatica.