RACITI: 10 ANNI DOPO è CAMBIATO SOLO IL NUMERO DELLE VITTIME

“Dieci anni dopo la morte di Filippo Raciti la ferita è ancora aperta, il dolore forte come quel giorno, il nostro affetto e la nostra solidarietà nei confronti della sua famiglia granitici, perché sappiamo esattamente com’è. La vedova Raciti lo ha drammaticamente espresso alla perfezione quando ha detto ‘di quegli istanti ricordo tutto e lo faccio giornalmente. E’ come se il tempo si fosse fermato’. E noi le siamo vicini con tutto il cuore. Ciò che non si è fermato, purtroppo, è il terribile conteggio dei tanti appartenenti alle Forze dell’Ordine rimasti in tanti modi vittime del loro stesso dovere. E questo in un clima e in un sistema nel quale, in pratica, nulla o quasi è cambiato per chi porta la divisa e ancora scende in strada senza le necessarie tutele ad affrontare ogni genere di violenza”.
Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, alla vigilia di una triste data, il 2 febbraio, che quest’anno segna il decennale della morte del Sostituto Commissario della Polizia di Stato, Filippo Raciti, Medaglia d’oro al Valor civile, caduto in servizio fuori dallo stadio “Massimino” nel corso degli scontri seguiti all’incontro calcistico Catania-Palermo del 2 febbraio 2007.
“Dieci anni e piangiamo ancora Filippo Raciti, come è naturale che sia – aggiunge il Segretario Generale del Coisp -. Dieci anni e piangiamo tanti e tanti altri: chi ha perso la vita, chi ha perso una mano, chi ha perso la salute, chi ha perso la serenità, chi ha perso la famiglia. E di fronte al ‘fine pena mai’ di famiglie messe in ginocchio, vediamo colpevoli iper-garantiti, daspo inutili, punizioni ridicole, nessuna certezza della pena e, oltre al danno la beffa, appartenenti alle Forze dell’Ordine non solo non tutelati su tutti i fronti, ma addirittura continuamente colpevolizzati, messi alla gogna, delegittimati e additati come torturatori nella migliore delle ipotesi, a fronte di una mentalità della violenza ‘ammessa’, nelle curve degli stadi come nelle strade, nelle piazze, e in tanti altri luoghi dove ci rechiamo per svolgere un servizio al Paese. E’ questo che fa ancora più male, ove mai fosse possibile, oltraggiando la memoria stessa di nobili Servitori dello Stato come Filippo e come tanti altri”.
“Dieci anni dopo la sua atroce morte – conclude Maccari -, accanto e oltre alle doverose commemorazioni pubbliche di Filippo Raciti, vorremmo assistere al più grande segno di rispetto per tutte le Vittime del Dovere, la predisposizione di strumenti legali, normativi, disciplinari, previdenziali e assistenziali adeguati per chi ogni giorno mette la propria vita incondizionatamente a servizio dello Stato”.